Grazie...

... a quelli che partono con la voglia di stare, a quelli che vivono il Vangelo prima di predicarlo,
a quelli che non smetteranno mai di sognare, a quelli che l'Amore è solo con la maiuscola,
a quelli che si accettano come sono, a quelli che piangono ad ogni partenza,
a quelli che Africa e Gioia si confondono ogni giorno, a quelli che vivono di emozioni,
a quelli che non smettono di camminare, a quelli che non si abbandonano mai,
a quelli che pregano, a quelli che sul piedistallo non ci vogliono stare, a quelli che Dio non è morto,
a quelli che si vive anche senza moda, a quelli che pensano con il cuore,
a quelli che non scelgono per comodità, a quelli che soffrono e poi ti guardano negli occhi più ricchi di prima,
...e anche a quelli che "Gianpi ci hai rotto con questi ringraziamenti"

kiswahili per pochi

Come in ogni angolo del mondo, anche qui la prova per potersi infilare nella rete relazionale della comunità è lo studio della lingua locale. O meglio, della lingua più largamente parlata nella zona.
Qui a Nakuru si passa allora attraverso l’inglese e il kiswahili.
Se con la lingua inglese sto a galla e posso allontanarmi senza difficoltà dalla spiaggia della lingua italiana, con il kiswahili sono ancora aggrappato agli scogli e faccio attenzione che l’acqua non superi il livello della cintura.

Non potendo permettermi di assentarmi dal centro per un lungo periodo sufficiente ad imparare la lingua, la scelta è stata di farmi aiutare dall’insegnante che giornalmente fa scuola informale ai ragazzi del Boys Ranch e alle ragazze del Calabrian Shelter. I suoi modi gentili e la sua timidezza le hanno valso il soprannome di “Gestapo”: tutto un programma.

Per organizzare le lezioni, con tranquillità le dico che possiamo incontrarci al Boys Ranch e usare la stessa aula dove fa lezione coi ragazzi. Prima di rispondermi, si avvicina un po’ di più a me e con voce bassa mi spiega che non sarebbe il caso: “Visto che noi (cioè lei ed io) siamo ad un livello superiore a loro (cioè i ragazzi), è bene cambiare aula.”
Perplesso non tanto per la risposta quanto per la radicata convinzione con cui l’ha pronunciata, le rispondo che per me non è un problema e che per questioni organizzative non posso allontanarmi dal Boys Ranch.

Nonostante occupasse le prime ore del pomeriggio di un sabato caldo alla fine di una pesante settimana, la mia prima lezione è stata un successo.
Dopo le introduzioni di rito sulla lingua swahili, l’insegnate inizia la lezione scrivendo le vocali alla lavagna e spiegandomi la loro importanza nella lingua swahili. Poi le legge ad alta voce scandendole bene con un intonazione da maestra di prima elementare:
A E I O U

Le rilegge una seconda volta, poi mi invita a provare a leggerle. Io la fisso per capire se mi sta prendendo in giro o che, ma capisco dal suo sguardo non posso fare altro che eseguire l’ordine. Così inizio a leggere quanto scritto alla lavagna fingendo anche un po’ di fatica:
aa…A
eE
I
O
uu…U

“Bravo, ma prova ancora una volta”
Questa volta vado deciso e il suo sguardo si riempie di soddisfazione. Imparo proprio in fretta.