Grazie...

... a quelli che partono con la voglia di stare, a quelli che vivono il Vangelo prima di predicarlo,
a quelli che non smetteranno mai di sognare, a quelli che l'Amore è solo con la maiuscola,
a quelli che si accettano come sono, a quelli che piangono ad ogni partenza,
a quelli che Africa e Gioia si confondono ogni giorno, a quelli che vivono di emozioni,
a quelli che non smettono di camminare, a quelli che non si abbandonano mai,
a quelli che pregano, a quelli che sul piedistallo non ci vogliono stare, a quelli che Dio non è morto,
a quelli che si vive anche senza moda, a quelli che pensano con il cuore,
a quelli che non scelgono per comodità, a quelli che soffrono e poi ti guardano negli occhi più ricchi di prima,
...e anche a quelli che "Gianpi ci hai rotto con questi ringraziamenti"
Proprio il Vangelo di oggi mi ha infilato nella mente e nel cuore l’insegnamento di Dio che non c’è amore più grande che perdere la vita per i propri amici.

...perdere la vita

... non è che suona poi molto bene, sembra che si debba soffrire per poter amare il prossimo.

Quello che leggo è che le nostre domande, dubbi, riflessioni, ragionamenti che cercano logica dove non c’è (almeno la logica che l’uomo moderno si è creato su misura intorno a se stesso) ci portano sempre di fronte alla scelta cruciale di porre l’AMORE al centro della nostra vita oppure di lasciarlo come contorno, senza farsi toccare il cuore.

Allora poco importa dove e cosa si fa nella vita, l’importante è IMPARARE AD AMARE. Ce lo dice il Vangelo, ci rimane nel cuore e nell’anima...il problema è che quando arriva alla mente ci scombussola programmi e progetti che ci eravamo costruiti intorno ed io, certe sere, ne sono così spiazziato da sentirmi perso.

E come E' meglio una pausa (?!)

La prima notte in cui finalmente riuscì a dormire, sua madre decise di alzarsi alle due e mezza per stirare. Sua madre, quando stira, canta.

Ormai sveglio, e con sua madre che passava dagli anni 60 agli anni 70 della musica italiana, si rese conto che sarebbe stata dura riaddormentarsi. Allora si abbandonò ai pensieri, chissà che l’avrebbero fatto approdare in un’ansa dell’anima calma e serena, in cui ogni emozione avrebbe preso il proprio posto. Ripensò a quando stava insieme a lei. Era dolcissimo coccolarla per ore, sfiorarle la pelle con le labbra, sentirla tremare mentre faceva scorrere le dita leggere lungo il profilo di lei. Amava quando si accarezzavano teneramente, immersi nel silenzio dei loro pensieri e dei loro sogni. Non avrebbe mai smesso di baciarle i fianchi, di sfiorarle con la lingua i bordi delle sue labbra mentre gli occhi si stupivano di tanto sentimento. Come quella sera, anche in quel momento il suo cuore era abbandonato e felice nelle mani di lei.

Si ricordava bene di quel pomeriggio. Anche perchè fu l’unico così.

Quelle stesse emozioni le sentiva ancora vive dentro di sé, ed insistenti bussavano ogni sera al suo cuore “Pronto? C’è qualcuno? Com’è che prima ci fai toccare il cielo e poi non ci dai più aria?” Vaglielo tu a spiegare. Lei gli disse che era tempo che si prendessero una pausa... una pausa? E cosa voleva dire?

Stesse parole possono avere significati differenti, in particolare se immerse nell’universo femminile o maschile. Ecco, la parola “pausa” non fa eccezione.
Per la donna, dotata fin dalla nascita di una capacità di riflessione molto acuta che spesso la trascina nell’indecisione tra acqua natuale o frizzante, significa sono confusa più del solito, ho bisogno di un pò di tempo per me stessa, vorrei capire alcune cose e lo voglio fare da sola.
Per l’uomo, colpito da una produzione ormonale molto acuta che spesso prevarica sul senso logico trascinandolo nell’emisfero animale, significa passare meno tempo con la morosa, scordarsi ogni tipo di contatto fisico, e guai se intanto ci provi con un’altra.

Lui accompagnò questa sua decisione tipicamente femminile. Le rispose di prendersi il tempo di cui ne sentiva il bisogno. E parlandole si stupì della propria voce, calma e serena. Grazie al suo passato di pugile, sapeva come incassare i colpi: trattenere il respiro, stringere gli addominali e forzare un’espressione che dicesse all’altro “non mi hai fatto male, non mi hai fatto male”.

Che strana la vita. Ti sorprende con una splendida gionata di sole, poi una nuvola passeggera a cui magari non ci fai nemmeno caso, si porta dietro un carico di acqua. E a te non resta che bagnarti la pelle sotto la pioggia, fissando in alto e chiedendo al cielo quanto lunga sarà l'attesa prima di un altro bacio del sole.