Grazie...

... a quelli che partono con la voglia di stare, a quelli che vivono il Vangelo prima di predicarlo,
a quelli che non smetteranno mai di sognare, a quelli che l'Amore è solo con la maiuscola,
a quelli che si accettano come sono, a quelli che piangono ad ogni partenza,
a quelli che Africa e Gioia si confondono ogni giorno, a quelli che vivono di emozioni,
a quelli che non smettono di camminare, a quelli che non si abbandonano mai,
a quelli che pregano, a quelli che sul piedistallo non ci vogliono stare, a quelli che Dio non è morto,
a quelli che si vive anche senza moda, a quelli che pensano con il cuore,
a quelli che non scelgono per comodità, a quelli che soffrono e poi ti guardano negli occhi più ricchi di prima,
...e anche a quelli che "Gianpi ci hai rotto con questi ringraziamenti"

Liberi pensieri da libere emozioni

Le ultime settimane sono state di ospitalità: numerosi “viandanti” sono passati per la casa SVI di Iriir. Chi di passaggio, chi si è fermato diversi giorni, chi solo una notte e chi invece solo per pranzo.
Grazie a tutti. Grazie a Maurizio, Luca, Francesco, Antonio, Lucia, Paola, Roberto e Iain.
Grazie perché mi avete regalato la gioia di condividere questa strana pazza vita.
Questo cammino a volte difficile e a volte capace di darti gioia. Certi giorni in salita, certi altri giorni (i peggiori) ti porta davanti a un muro che provi inutilmente a scavalcare.

Un cammino che amo e che non posso abbandonare.

Perché questa vita non è la mia.

È dono di Dio: è libertà di crescere e di scegliere, è responsabilità di riflettere e agire.

Un posto speciale


21 febbraio 2008

Tardo pomeriggio, il sole sembra rallentare il suo viaggio giornaliero e lento si avvicina all’orizzonte. Mi sono allontanato dal paese di Iriir, da solo, in bici, per potermi regalare un momento di silenzio, un respiro più profondo, un posto speciale.
Credo di averlo trovato qui, sulla cima rocciosa di una collina poco distante dal versante sud dell’Akisim.
A oriente il Napak pare voglia proteggermi con la sua maestosità e la sua quiete.
A nord, la savana si apre al mio sguardo. Piatta, infinita, misteriosa.

Abituato com’ero alle orobie bergamasche che mi coprivano le spalle ogni giorno, il bush mi faceva sentire piccolo, solo un punto nello spazio aperto dove non vedevo nessun confine visivo.
Poi però lasciai entrare la savana piano piano dentro di me, e mi aprì il cuore.
La sua calma mi dà serenità.
Ora la sento dentro e mi sembra parte di me, come se fosse diventata mia.

Ma poi rifletto e mi rendo stupidamente conto che sono io diventato parte di lei.
Sono io avvolto in lei.
Sono io che mi sono perso e allo stesso momento mi sono ritrovato in lei.

Nuovi incontri

18 febbraio 2008
Il camminare seguendo stretti sentieri racchiusi dall’erba alta raggiungendo villaggi lontani, troppo lontani dalla strada principale, ti regala incontri nuovi e tempo da spendere in essi.
La sera poi rifletti sul dono ricevuto ed il cuore ti si riempie di nuove emozioni.
L’altro giorno abbiamo fatto una lunga camminata, e la sera mi sono trovato felice in compagnia di un paio di piccole zecche sulle gambe. Nere, piccine e simpatiche con quella testolina che vuole infilarsi nella tua pelle, quasi fossero in ricerca di una comunione vera e completa.
Ma ancora mi ricordo il meraviglioso incontro con uno sconosciuto ragno, avvenuto circa una decina di giorni fa.
È stato veloce. ZAC, l’attimo di una puntura, neanche il tempo di un saluto e già se n’era andato. Fui assalito dalla tristezza di non aver approfittato di quel momento per vivere uno scambio emozionale. Ma dopo pochi giorni, mi resi conto che come ricordo del nostro romantico incontro il geniale insetto mi aveva lasciato un rossore e gonfiore a forma di cuore appena sopra la caviglia. Poetico e sentimentale, non trovate?
Non solo, mi ha dato in dono anche un’infezione così che la piccola crosticina al centro ha rivelato una cavità sotto pelle davvero sorprendente che cresceva giorno per giorno, come se fosse parte di me. Che gradevole sensazione avere questa nuova compagna di avventura.

Purtroppo ora con antibiotico e disinfettante (impegnandomi a non confonderli) la nostra relazione ha preso una brutta strada e credo che tra poco ci lasceremo. Il fato ci regalerà, forse, la combinazione di incontrarci ancora.
Sognando, una lacrima mi cade dagli occhi.

Lettera aperta di inizio Quaresima

“Da tempo ormai nella nostra tradizione e nei nostri comportamenti il digiuno non ha più quasi posto, ci sembra una pratica quasi esteriore e per questo lo reputiamo inutile.eppure il Signore Gesù non solo non la esclude dalla sua vita, ma la pronostica chiaramente per suoi discepoli, per noi: “Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno” (Mt 9, 15). Forse senza accorgerci ragioniamo come gli stolti a cui fa riferimento Isaia: “Perché digiunare se tu non lo vedi?” (Is 58, 3). Invece non solo Dio vede e sa il nostro digiuno ma soprattutto ama il nostro saper sperimentare la fame. […]
Il segreto di un digiuno accetto a Dio ha senso nella misura in cui sciolga “catene e legami” (Is 58, 6) a cominciare proprio da questa capacità nel viverlo spontaneamente come esercizio della propria libertà.
[1]

Ho rubato queste parole a Fratel MichaelDavide e ve le voglio liberamente regalare in questo cammino di Quaresima.
Perché non perdiate la speciale occasione di digiunare, rinunciando a qualcosa di materiale, esteriore e probabilmente superfluo, per arricchire e ampliare la vostra anima.
Chi ve lo scrive non è certo un santo, né si crede un eremita trascendentale, né vuole essere un martire (visto la fine terrena che fanno…). Sono semplicemente un giovane cristiano in cammino e non voglio perdermi nel caos del superfluo che ci viene venduto sotto forma di necessità.
Per questo oggi voglio vestirmi di silenzio per cercare dentro me stesso risposte a…
Quali sono i miei reali bisogni?
Per cosa mi affanno tanto quando invece, se mi fermassi, capirei che forse non ne ho poi così bisogno?
Che digiuno posso offrire spontaneamente a Dio?

Buon cammino!

[1] Fratel MichaelDavide “Etty Hillesum: Dio matura”

E' sufficiente un punto fermo, fisso nello spazio, per stare in equilibrio

Nel tardo pomeriggio sono uscito di casa per fare una breve corsa. Quando sono a Kampala mi piace farlo. La casa dove siamo ospiti è in un quartire residenziale tranquillo e vicino al lago, così uscendo a correre per le stradine si sente una strana brezza, si incontrano poche macchine e molti passanti che ti salutano chiedendoti come stai.
Come mi è solito fare, dopo una mezz’oretta di corsa mi sono fermato per fare esercizi di streching. Uno dei quali consiste, da posizione verticale, piegare una gamba fino a toccare il sedere con il tallone. Ovvimente prima che fosse scaduto il minuto dell’esercizio avevo già perso l’equilibrio un numero indefinito di volte. Mi è venuto in mente allora un consiglio della mia insegnante di educazione fisica delle scuole medie: per stare in equilibrio stabile è sufficiente fissare con lo sguardo un oggetto o comunque un punto definito nello spazio.
Funziona! E questo metodo, cioè l’avere ben chiaro qualcosa per poter stare in equilibrio, credete funzioni anche per vivere, come dire, una stabilità emotiva e spirituale? Io credo di SI.
Vi confesso che il mio punto di riferimento quotidiano è il VANGELO. Ogni giorno vi immergo la mia coscienza e cerco di comprenderlo con il silenzio, lo ri-leggo nella preghiera, cerco di testimoniarlo in ogni azione e, ciò che mi è molto più difficile e fa nascere battaglie emotive, cerco di viverlo in ogni sentimento che provo e che da' colore alle mie giornate.
Nei giorni di sconforto, in cui l’umore non è dei migliori e la determinazione zoppica, mi aiuta a stare in equilibrio anche quando la gamba della convinzione non è salda sul terreno, quando il peso delle difficoltà spinge il corpo da un lato cercando di farlo cadere.
Se non tenessi lo sguardo fisso verso il Vangelo, molte volte avrei perso l’equilibrio cadendo a terra, adagiandomi comodo nelle mille comodità che mi offre il mondo civilizzato, avvolto dalla facile abitudine di pensare solo a me stesso, assorbito dalle varie attrazioni con cui la modernità mi porta a non tenere lo sguardo fisso verso lo stesso punto.