Grazie...

... a quelli che partono con la voglia di stare, a quelli che vivono il Vangelo prima di predicarlo,
a quelli che non smetteranno mai di sognare, a quelli che l'Amore è solo con la maiuscola,
a quelli che si accettano come sono, a quelli che piangono ad ogni partenza,
a quelli che Africa e Gioia si confondono ogni giorno, a quelli che vivono di emozioni,
a quelli che non smettono di camminare, a quelli che non si abbandonano mai,
a quelli che pregano, a quelli che sul piedistallo non ci vogliono stare, a quelli che Dio non è morto,
a quelli che si vive anche senza moda, a quelli che pensano con il cuore,
a quelli che non scelgono per comodità, a quelli che soffrono e poi ti guardano negli occhi più ricchi di prima,
...e anche a quelli che "Gianpi ci hai rotto con questi ringraziamenti"

Doverosa introduzione dopo un lungo mancato aggiornamento del blog

Carissimi tutti, chiedo venia per le pagine di calendario che avete strappato giorno dopo giorno prima che aggiornassi il blog. A me la colpa maggiore, a me anche la pena maggiore di non avere condiviso con voi le emozioni, di non avere cercato l’incontro tra parole e sentimenti che permettono alle prime di non vagare solitarie nella mente, e ai secondi di non restare chiusi nel mio cuore. Che terribile sarebbe tenermi dentro gioia e frustrazioni, desideri e paure, sogni e voli a cielo aperto.
Da tanto manco da Kampala, da tanto non posso collegarmi. Eccovi allora le mie tribolazioni di questi ultimi due mesi. Alcune strane, altre divertenti, alcune magari interessati. E le fotografie qui sotto non sono un fotomontaggio.
Strane figure si aggirano sulla vetta dell'Akisim...

...era meglio di spalle!




Maggio 2008

1 maggio 2008
Cucina e relax

Primo primo maggio in Africa (ed iniziare un racconto con una bella ripetizione non è da pochi. Anzi, quasi quasi me lo metto come titolo).

Primo primo maggio in Africa
Ieri, in uno slancio di impegno culinario, avevo promesso a Fausto e Luca di cucinare per loro un’anatra e una torta.
Promessa fatta... promessa da mantenere! Così stamattina, dopo Messa, mi sono messo di impegno 1. a pulire piatti e scodelle reduci dalla cena e dalla colazione 2. a preparare l’anatra.
Ma credete sia facile cucinare un’anatra? Innanzitutto provate a prenderla e a legarla. Poi bisogna armarsi di sadismo, istinto primitivo di sopravvivenza e spirito pseudoreligioso per offrirla votivamente in un rito di immolazione a favore del banchetto dei volontari. (lungo periodo questo che ho usato semplicemente per dire che l’ho uccisa come mamma mi ha insegnato). Altro passaggio laborioso è stato quello della pulizia: impegnativo ma interessante, se fatta con perizia chirurgica permette un’osservazione diretta dell’anatomia ornitologica.
La crostata è stata decisamente più semplice da fare. Avevo ogni ingrediente a portata di scaffale: burro, uova o zucchero si acquistano semplicemente e non si deve correre per il prato per inseguirli e catturarli (vedi anatra).
Risultato: anatra tenera e insaporita da un intingolo di pomodori freschi e carote tagliate fini, contorno di patate al forno, crostata al cioccolato tenera e con quel dolcemanontroppo che ti permette di fare il bis senza che paranoie dietetiche ti blocchino.
Soddisfazione dei commensali che hanno apprezzato non solo l’impegno, ma anche i gusto dei piatti serviti loro.
Come voto mi autovaluto con un 7 pieno. Esagero?

Aprile 2008

apertura del silo per la vendita di sorgo
Nangiro e Lokitare operano e controllano
15 aprile 2008
Una dottoressa nella notte

Fausto e Luca sono andati a Kampala per le solite commissioni mensili. Resto allora qui a Iriir a farmi compagnia con una ferita che mi obbliga al riposo e ad un cambio della medicazione quasi giornaliero.
Ma tuttosommato questa strana situazione lascia molto spazio al mio carattere solitario e riflessivo che vede in questi giorni un’occasione fantastica per leggere, riflettere e scrivere.
Questa notte, mentre finivo di scrivere delle lettere in compagnia di una tazza di the e di una candela che si sforzava di illuminare la tastiera del pc, sento una voce femminile al cancello.
È la dottoressa Wall, una non più ventenne (per non dire over cinquanta) veterinaria veterana del Karamoja, ora impegnata per una sua piccola ONG in meeting di pace e primo aiuto per l’assetto di nuovi villaggi. Torna da Nabwal (villaggio dietro la montagna a circa 40 km da Iriir), la sua jeep si è guastata, sono ormai le 10 passate e piove, e i padri hanno tutte le stanze occupate.
La mia capacità intuitiva non è mai stata ottima, ma valutati gli elementi credo che le serva una sistemazione per la notte.
Dopo mezz’ora sono già all’opera nel controllare le stanze per lei e i suoi due collaboratori, scaldo un pò di latte e di acqua e preparo loro una frugale cena. Giusto qualcosa di caldo prima di andare a letto. Loro apprezzano e non fanno complimenti nel finire i biscotti, occuparmi il bagno per una buona mezz’ora e usare le mie infradito per spostarsi in casa.
Ho sempre sognato che, in una notte di pioggia, bussasse alla mia porta un dottaressa in panne con la macchina e in cerca di ospitalità e che insieme a lei passassi una notte indimenticabile. Diciamo però che non è stato proprio così.
Erika mi consola dicendo che ho pregato troppo e che ho ricevuto una donna “matura”. Sarà. Per paura che rimanessero una seconda notte, ho trascorso la mattina successiva a riparare la sua macchina.


5-8 aprile 2008
Intervento a Matany: cura fisica e spirituale

Dopo un paio di mesi in compagnia di un bozzo purulento sopra la caviglia, decido di farmi visitare e operare a Matany. Una semplice pulizia chirurgica in anestesia totale. Bella sorpresa!
Un pò di caga non nascondo di avela avuta.
Ho trascorso però qualche giorno ospite dai Padri comboniani vivendo così anche una convalescenza spirituale.
Ogni tanto è doveroso staccarsi dal progetto e dedicarsi allo spirito: anche se cerco di ritagliarmi qualche spazio, sento che mi manca fortemente l’aspetto comunitario della preghiera. Cosa che ho trovato a Matany. Meraviglioso!




22-25 aprile 2008
La prima malaria, ovvero festival napoletano della canzone

Ecco che prima o poi doveva capitarmi la malaria. Se poi trascorro qualche notte senza zanzariera attorno al letto, non posso che aspettarmela presto.
Ognuno, almeno questo è parere comune, la vive in mariera diversa. A me è sembrato che la zanzara, nel dimenticarsi nel mio sangue qualche protozoo, si sia portata via energia e vitalità dal mio corpo.
Mi sentivo davvero debole, un lenzuolo steso al vento, uno straccio usato e riusato, con la temperatura corporea che aveva dei picchi esagerati fino ad arrivare addirittura a 41,5ºC. Quella sera è stato delirio!
Appena prima di cena, mi provo la temperatura che il termometro mi dice essere 40º. La testa mi gira un pò e sulla mia fronte si possono cucinare i chapati, ma ho voglia di uscire dalla mia stanza e di cenare con gli altri. Cena leggera, non ho molto appetito, ma in ricordo delle raccomandazioni mi sforzo di mangiare qualcosa. Do la buonanotte e mi ritiro in camera. Il tempo di sdraiarmi e... pam! Una botta di calore che mi sembra di non essere in camera ma nel forno della pizzeria “Bella Napoli”. Parlo ad alta voce, senza un filo logico, e dopo un pò inizio a cantare “O sole mio” e “L’uva fogarina”.


22-27 aprile 2008
Visita ufficiale dello SVI

Coincidente perfettamente con l’inizio e la fine della malaria e del suo strascico di cefalea, ecco la visita ufficiale dello SVI con l’arrivo di Samuele a Iriir.
Il fermarsi per discutere e riflettere non può che far bene e portare beneficio.
A livello personale, un complimento, un apprezzamento e una pacca sulla spalla di incoraggiamento mi hanno fatto davvero bene. E quando scrivo davvero intendo davvero. Ma questa ultima frase potevo anche non scriverla: quello che ha aggiunto al discorso è nulla.

Marzo 2008


Domenica di Pasqua
Ciao risorti!
Mi sento davvero di chiamarvi così, e mi sento io pienamente risorto.
Risorto da una tristezza che mi ha accompagnato durante la settimana Santa e che, passo dopo passo, cresceva dentro di me. Risorto da un periodo malinconico.
Risorto nella gioia di aver ri-scoperto il dono di Dio: Gesù.
Risorto nella tenerezza di un Dio che ci ama e ci salva.
Risorto nell’amore di Cristo che, morendo inchiodato alla croce dai nostri peccati, allarga le braccia in un ultimo abbraccio di amore per noi.

E allora: ciao RISORTI !
Come state?




Lunedì 17 marzo
Lungo i passi quaresimali


“Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare”
Giovanni 19,15

Che dio adoriamo oggi? Il denaro? La propria comodità? O il dio della fama?
Forse, credo che vada per la maggiore venerare il dio che ci rende superiori a chiunque altro. E tanto inseguiamo questo terribile sentimento, che ci spingiamo anche a staccarci dall’altro considerandoci diversi perchè migliori, ci spingiamo a stare lontano da chi riteniamo inferiore disgustandoci della sua vicinanza.

Allora l’unico dio che riconosciamo siamo noi stessi. Sostituendoci a Lui, troneggiamo sul nostro cuore senza permettere che gli altri si avvicinino (paura di soffrire?).

Ma come possiamo allora amare? Come riusciremo a donarci a chi ha bisogno?

Prego allora perchè il mio cuore, chiuso nel sepolcro che io ho costruito intorno ad esso, possa resuscitare nella speranza e nell’abbraccio di un Dio che mi ama e che mi vuole parlare attraverso suo figlio inchiodato alla Croce.




Un dono per iniziare il cammino


Semplice ma prezioso dono: un libro, regalo della mia famiglia, portato a me dalla Provvidenza proprio quando ne avevo bisogno, durante i primi giorni di Quaresima:
Etty Hillesium: Dio matura” di Fratel MichaelDavide.

GRAZIE

Un libro che ad ogni pagina mi aiutava a scavarmi dentro.
Mi ha aiutato, per esempio, a capire quanto i momenti di nostalgia non siano le lacrime di tristezza che ci bagnano il viso per la lontananza dalle persone care con cui vogliamo condividere ogni momento della nostra vita.
No. Nostalgia è un’occasione invidiabile di dimostrare la capacità che abbiamo di amare anche contro lo spazio e il tempo che ci vogliono lontani da chi ci vuole bene.
Difficile comprenderlo, difficile farlo proprio.
Ma è bellissimo poi sentirlo dentro e viverlo!