Grazie...

... a quelli che partono con la voglia di stare, a quelli che vivono il Vangelo prima di predicarlo,
a quelli che non smetteranno mai di sognare, a quelli che l'Amore è solo con la maiuscola,
a quelli che si accettano come sono, a quelli che piangono ad ogni partenza,
a quelli che Africa e Gioia si confondono ogni giorno, a quelli che vivono di emozioni,
a quelli che non smettono di camminare, a quelli che non si abbandonano mai,
a quelli che pregano, a quelli che sul piedistallo non ci vogliono stare, a quelli che Dio non è morto,
a quelli che si vive anche senza moda, a quelli che pensano con il cuore,
a quelli che non scelgono per comodità, a quelli che soffrono e poi ti guardano negli occhi più ricchi di prima,
...e anche a quelli che "Gianpi ci hai rotto con questi ringraziamenti"

1 a 1 e palla al centro!

In questi giorni mi sono sorpreso, scrivendo sms ad amici in Italia, di sentirmi tra disperazione e speranza. Il che vuol dir tutto e niente, immagino. Magari può sembrare anche una frasi d’effetto, ma diciamocelo in faccia: molto non dice se non la confusione di chi scrive.
Mi voglio spiegare, o almeno ci provo.

Settimana scorsa la disperazione

Chiedo ad uno dei nostri educatori di prendere le misure dei vetri da riparare nella casa dei ragazzi, avvertendolo di prenderle con cura in modo da evitare l’errore dell’ultima volta, quando il primo prese le misure in centimetri mentre il secondo andò ad acquistarle pensando che i numeri fossero scritti in pollici. Il risultato fu vedere arrivare dalla città il secondo che a fatica trasportava vetri giganti facendo attenzione a non romperli.
Da qui l’avvertenza di prendere le misure con attenzione. Dopo un’ora di misurazioni e impegno, l’educatore mi porta fiero un foglietto con le misure registrate: 11.5 pollici x 11.2 pollici
Razionalmente e con pazienza cerco di spiegare al nostro educatore (che tra parentesi è uno tra quelli che “ha fatto le scuole alte”) che i pollici non hanno decimali e che, a meno che non si parli di idraulica, è meglio evitare di usarli.
Lui non capisce e non lo nasconde fissandomi con uno sguardo perso nel vuoto. Mi improvvisa una teoria fisica sul senso del .5 e del .2, teoria che cade non appena gli faccio notare che il pollice è diviso in 16 parti uguali e non in 10. Ancora sorpreso per questa scoperta, ride e accetta di usare i centimetri.
Il tutto, ovvero l’acquisto di una decina di vetri da sostituire, ha preso un ora di misurazioni, trenta minuti di spiegazione, un viaggio a vuoto in città ed un secondo per l’acquisto, il mio ritardo ad un incontro e la mia riflessione che “non ce la faranno mai”. Quindi 1 a 0 a sfavore dello sviluppo sostenibile.

Oggi la speranza
Con i ragazzi sono andato in un ospedale qui vicino per un controllo di routine: parametri vitali, esami del sangue e delle feci, radiografia del torace, visita ambulatoriale.
A parte il vedere la spavalderia dei nostri ragazzi trasformarsi in timore e per alcuni anche in paura di fronte ad una siringa ad uno sfigmomanometro, sono stato felicemente accolto dall’efficienza del personale ospedaliero, in particolare quello dedicato agli ambulatori e ai laboratori.
Ognuno sapeva cosa fare e come farlo, manteneva il proprio ambiente di lavoro pulito e in ordine, e faceva rispettare le regole ai pazienti in modo da offrire un servizio migliore.
Beh, vedere tutte queste cose in un solo giorno e nello stesso posto, qui in Kenya, è stato per me veramente sorprendente.

Quindi: 1 a 1 e palla al centro!!


Nota: già che c’ero, ho chiesto parere al medico in merito ad una strana infezione al braccio sinistro. La guarda e fa un’espressione del tipo “Ah però!”, poi mi rassicura dicendo che sono solamente “ring worms”.