Grazie...

... a quelli che partono con la voglia di stare, a quelli che vivono il Vangelo prima di predicarlo,
a quelli che non smetteranno mai di sognare, a quelli che l'Amore è solo con la maiuscola,
a quelli che si accettano come sono, a quelli che piangono ad ogni partenza,
a quelli che Africa e Gioia si confondono ogni giorno, a quelli che vivono di emozioni,
a quelli che non smettono di camminare, a quelli che non si abbandonano mai,
a quelli che pregano, a quelli che sul piedistallo non ci vogliono stare, a quelli che Dio non è morto,
a quelli che si vive anche senza moda, a quelli che pensano con il cuore,
a quelli che non scelgono per comodità, a quelli che soffrono e poi ti guardano negli occhi più ricchi di prima,
...e anche a quelli che "Gianpi ci hai rotto con questi ringraziamenti"

Monte Kenya

Difficile raccontarvi le emozioni del cammino. La fatica nella salita, la bellezza nello spingere i propri passi sempre in avanti, il freddo che ti congela la mente ma non il cuore, il respiro che si fa pesante, la mancanza di ossigeno che ti ferma i pensieri e aumenta il livello di stupidate che dici (concedimi di pensare che sia stata la rarefazione a farmi dire cagate, e non il mio solito essere), lo stupore nell’ammirare il sorgere del sole dalla vetta…
Infinite e stupende le sensazioni provate lungo il sentiero, e la più bella è stata condividere questi momenti con mia sorella: una ragazza meravigliosa che mi ha aiutato e mi aiuta nei miei passi. Tutto il resto passo in secondo piano.

Da bravi Gambirasio siamo stati sotto la media di percorrenza raggiungendo Punta Lenana (4985 m) prima del previsto e con la nostra semplicità: senza portantini ma con i nostri zaini sulle nostre spalle, senza tanta attrezzatura super tecnica (mia sorella usava la torcia del il suo cellulare per illuminare il sentiero…), percorrendo l’ultimo tratto con le mani in tasca per il freddo. Poi la discesa quasi correndo: alle 6.15 eravamo sulla vetta ad ammirare l’alba, alle 13.30 già uscivamo dalla zona protetta del comprensorio del monte Kenya, alla sera eravamo a cena in parrocchia.
E chi ci ferma più!

finalmente rompo il silenzio

È da tempo che non pubblico nulla che quasi quasi mi vergogno, poi rifletto e credo che forse dovrei preoccuparmi di più per quello che pubblico e non per quando lascio questi vuoti…

Comunque eccoti subito subito un paio di chicche che avevo scritto già da tempo ma non avevo avuto ancora occasione di presentare. Ma prima ti voglio scrivere una cosa, e te la scrivo urlando con un po’ di rabbia: sono pieno di difetti, lo ammetto e sono contento ogni volta che me li riconosco, ma
NON SBANDIERO QUELLO CHE NON SONO !!!



Se incontrassi Dio (1) …

Se incontrassi Dio,
probabilmente avrebbe il viso del mio nemico,
forse avrebbe un colore della pelle diverso dal mio,
o forse sarebbe proprio come me lo immaginavo da piccolo: pacioccone, con una barba bianca e un sorriso bonario.
Ma, ancora APPESO SANGUINANTE ALLA CROCE, CHIEDEREBBE AIUTO PER POTER SCENDERE.


Se incontrassi Dio (2) …

Se incontrassi Dio, forse mi direbbe: “Eccoti Gianpi, ti aspettavo.”
“Gesù mio, sono qui. Comunque bastava chiamarmi e sarei venuto subito”.
“Ogni giorno ti chiamavo. Ero il povero che ti chiese l’elemosina, sporco e vestito di stracci, seduto ai bordi della strada. Ero il ragazzo che aspettava da te una semplice e dolce carezza. Ero il tuo collega che, anche se ogni tanto isterico e scorbutico, attendeva la tua pazienza…”
“Gesù mio… ma quanti sei!”
“… ero il tuo vicino di casa che rincasa sempre tardi e con la radio dell’auto a tutto volume. Ero la signora anziana che abita dirimpetto e che ogni due per tre viene a farsi i fatti tuoi. Ero il tuo caporeparto a cui non gli andava mai bene nulla di quello che facevi. Ero il …”
“Gesù mio, cerco che anche tu te li vai a cercare simpatici eh…”
“Lasciami finire dai. Allora, ero… ero… ah! Ero nel sole che ogni giorno ti abbracciava, nel vento che soffiava accarezzandoti, nella pioggia che fresca bagnava il tuo vagare. Ero nel tempo che sfuggiva via da te regalandoti attimi…”
“Puoi arrivare al dunque?”
“Beh si forse, stavo perdendo il filo del discorso… Allora, ero un sacco di persone e cose, ma tu non sempre mi riconoscevi. Perché?”
“… forse perché ero sempre di corsa. Avevo tanta fretta.”
“Di fare cosa?”
“Beh, ora non ricordo. Ma avevo un sacco di cose da fare!”
“Che cosa di talmente importante da non poterti fermare un attimo per una preghiera?”
“Beh… ora non ricordo. Però, o Dio mio e Padre nostro. A proposito com’è che devo chiamarti?”
“Puoi chiamarmi semplicemente Santissima Trinità Unità di Padre Figlio e Spirito Santo”
“…”
“Facciamo che per ora Dio va bene”
“Grazie. Allora, dicevamo… ah si, è vero che fretta, stress, voglia di sicurezza mi hanno sempre separato da Te, o Dio, ma certo che anche Tu potevi farti sentire meglio. Sono state poche le persone in cui ho davvero riconosciuto la tua presenza. E non è che hanno fatto una bella fine. Perché è così difficile seguirTi? Perché sei così scomodo?”
“Sono scomodo, ma come la salita ad una montagna richiede sacrificio e impegno ed alla fine regala la gioia della vetta, così anche LA VITA GIOCATA E SPESA SUL VANGELO RICHIEDE SACRIFICIO, COSTANZA, A VOLTE ANCHE DOLORE, MA SA REGALARTI UNA GIOIA IMMENSA LUNGO IL CAMMINO. Prendi il mio giogo, vedrai che è leggero. Poi, dimmi, è vero o no che come ti amo io non ti ama nessuno?”
“Si, è vero.”
“Bene ora prosegui il cammino”
“Grazie Dio, ti voglio bene. Ci vediamo presto… beh, si fa per dire.”



Laicato missionario e religioso

come argomento non è certo dei più semplici da affrontare, si potrebbe scrivere un libro e non sarebbe ancora sufficiente per dare luce ad ogni angolo che questa tematica incontra.
Ci si potrebbe fare un seminario sulla diversa formazione (quando c’è stata) e su quella che dovrebbe essere fatta. Un altro seminario sui valori da cui nasce la missionarietà, ti prego non dare per scontato che siano gli stessi!
E poi i mille altri aspetti che portano il laico o il religioso ad assumere un certo atteggiamento piuttosto che un altro, a costruire diversi tipi di relazioni.
Insomma, seppure inseriti in uno stesso contesto, arrivano da un diversissimo percorso formativo e religioso e quindi sono portati a seguire due diversi stili di vita. Che assolutamente non si possono né comparare né tentare di amalgamare, ne andrebbe dell’equilibrio di entrambe le parti.

Estremizzando (e voglio portare un esempio davvero estremo) sarebbe come cercare di comparare Che Guevara e San Daniele Comboni.
Può sembrare un mix di sacro e profano, ma se ci soffermiamo su certi aspetti, io non li vedo poi molto tanto distanti: entrambi credevano nella fratellanza come base della comunità, entrambi si sono dati per costruire una società migliore. Entrambi hanno camminato contro vento, spinti dai propri ideali, preferendo incontrare la morte che vivere l’incoerenza.
“Adelante! O victoria o muerte!”
“Il mio grido sarà fino alla fine O Nigrizia o morte!”

Conclusione: ad ognuno il suo ruolo. Il giudizio che conta non è certo né il mio, né di chissà quale Superiore Generale… IL GIUDIZIO CHE IMPORTA SARÀ QUELLO DEL POVERO QUANDO, PRESENTANDOCI INSIEME DA SAN PIETRO, CI DARÀ O MENO IL PERMESSO PER ENTRARE.
E speriamo sia clemente con noi occidentali.