Grazie...

... a quelli che partono con la voglia di stare, a quelli che vivono il Vangelo prima di predicarlo,
a quelli che non smetteranno mai di sognare, a quelli che l'Amore è solo con la maiuscola,
a quelli che si accettano come sono, a quelli che piangono ad ogni partenza,
a quelli che Africa e Gioia si confondono ogni giorno, a quelli che vivono di emozioni,
a quelli che non smettono di camminare, a quelli che non si abbandonano mai,
a quelli che pregano, a quelli che sul piedistallo non ci vogliono stare, a quelli che Dio non è morto,
a quelli che si vive anche senza moda, a quelli che pensano con il cuore,
a quelli che non scelgono per comodità, a quelli che soffrono e poi ti guardano negli occhi più ricchi di prima,
...e anche a quelli che "Gianpi ci hai rotto con questi ringraziamenti"

I poveri non possono aspettare !!

I Missionari Comboniani di Brescia in collaborazione con il Centro Missionario Diocesano hanno promosso una serie di otto incontri per approfondire la Campagna degli obiettivi del millennio. Gli incontri seguivano il dovere cristiano di:

- Dimezzare la povertà assoluta e la fame nel mondo
- Assicurare l’istruzione elementare a tutti i bambini e le bambine del mondo
- Promuovere la parità tra i sessi
- Ridurre di 2/3 la mortalità dei bambini al di sotto dei 5 anni di età
- Ridurre di 2/3 la mortalità materna
- Fermare ed invertire il trand di diffusione dell’HIV
- Assicurare la sostenibilità ambientale
- Sviluppare un partenariato globale per lo sviluppo“I poveri non possono aspettare”


Le relazioni che seguono non vogliono essere la scrittura dettagliata di quando esposto dai diversi relatori, primo perché il pignolo che fosse interessato nei minimi particolari a quanto esposto sarebbe potuto anche venire agli incontri, secondo perché non ne sarei più venuto a capo a scrivere ogni parola detta.
Le brevi relazioni sono solo un invito ad informarsi per prendere coscienza di problemi che la società considera lontani ma che ci riguardano in maniera tanto vicina che non ce ne rendiamo conto. Ho aggiunto liberamente alcuni grafici per sintetizzare e rendere più immediato il pensiero esposto. Troverete anche qualche link utile per approfondire.
Sentitevi liberi, anzi mi permetto di scrivere, sentitevi obbligati a fare girare il materiale o a fare lavoro di copia e incolla per qualsiasi cosa vi interessi.
Buona lettura.
Gianpietro

11 ottobre 2006
Padre Alex Zanotelli – missionario comboniano

Mentre al Nord si spreca nel sud del mondo si crepa


Durante la Santa via Crucis del 2006 il Papa definì la società attuale descrivendola come divisa in due stanze dive “in una stanza si spreca e nell’altra si crepa”, denunciando il fatto che chi accumula ruba a chi non riesce a vivere. La conversione del sistema deve essere vissuta dai bianchi perché sono loro che hanno in mano la chiave del futuro, ma devono partire dai poveri, perché loro sono la terapia ricchi.

Essere cristiani oggi
Nonostante la situazione sia drammatica, i bianchi si dicono cristiani! I bianchi si dicono credenti di Dio, di quel Dio che è dei poveri, dei deboli, dei diseredati, degli schiavi. È il Dio che vuole la libertà dei suoi figli. Nel vecchio testamento Dio distribuì la manna, sufficiente per tutti solo se equamente distribuita. Nel Vangelo Gesù opera la moltiplicazione dei pani e dei pesci che simboleggia la condivisione e l’uguaglianza. Le prime comunità cristiane infatti non erano solo riti, ma vivevano la condivisione spezzando il pane tra loro.
Come possiamo accettare l’impero attuale, l’impero cioè dell’economia di opulenza, in cui pochi vivono a spese di molti e dove la religione è usata come benedizione all’impero? Dio vuole uguaglianza, vuole una politica di giustizia, vuole essere attento al grido degli ultimi, al grido di quelli che non contano. Dio rimette in discussione ogni sistema che soverchia e uccide gli uomini.
Ed è questa la rivoluzione cristiana: essere cristiani significa sentirsi e vivere come alternativa all’impero. Invece noi cosa facciamo? Ci diciamo cristiani mentre andiamo avanti con un impero dopo l’altro!
Gesù rimase fedele a Dio, agli schiavi, ai più deboli. E noi questo dobbiamo ricordarlo. Come possiamo dirci cristiani? Cos’è veramente lo spezzare il pane? Non è forse uno scandalo l’esempio che stiamo dando al mondo noi cristiani dell’Occidente?
I poveri non possono aspettare è una questione teologica cristiana.

Il sistema
Le strutture economiche e finanziarie sono ancora degli imperi e sono imperi che uccidono, sono un muro che divide chi ha da chi non ha. Quello che oggi più conta nel sistema mondiale è la finanza (in mano a 400 famiglie che decidono, perché non sono certo i governi a decidere): oggi i poveri non servono più come manodopera ma vengono sfruttati finanziariamente. Questo sistema ammazza 50 milioni di persone all’anno per fame e per guerra. Per renderci conto del numero, sarebbe come fare una guerra mondiale all’anno.
Il debito globale è di 2500 mld di dollari, e attraverso questo i poveri foraggiano i ricchi. E noi cristiani cosa facciamo? Mi sa che abbiamo delegato la moralità solo a certi settori e viviamo quotidianamente l’incapacità di tradurre la severità evangelica a tutti gli aspetti della vita.
“Se hai è per condividere” deve essere il comandamento per un economia cristiana.
Il cumulo è contrario alla teologia cristiana quando impedisce agli altri di vivere, e come giustifichiamo che le tre famiglie più ricche al mondo hanno un reddito pari al PIL di 48 stati africani.

Conclusione
Gli otto obbiettivi del millennio sono una balla, nel senso che non si sta facendo nulla per raggiungerli.
Dobbiamo ridimensionale il nostro stile di vita, e per nostro intendo l’11% della popolazione mondiale. Non serve diventare poveri, ma serve vivere la sobrietà: rifiutare l’usa e getta, acquistare beni prodotti localmente, riciclare quello che è possibile. Qui più uno accumula e si arricchisce, più è infelice. Ma perché far soldi a scapito delle relazioni? Se i soldi li spezzi, diventano eucaristia.
I poveri non possono aspettare, ma neanche noi. Come cristiani abbiamo il dovere di ripensare ad un altro sistema.


Per approfondire:
- http://www.lilliput.org/ l’importanza delle relazioni interpersonali e tra gruppi per creare la rete. Molte informazioni e dati, tra cui il rapporto del Pentagono sul problema dell’acqua
- “L’architettura impossibile della finanza internazionale”, mensile “Valori”, nr 45 mese di dicembre/gennaio, pag 32-38

09 novembre 2006
Lucrezia Pedrali – CEM mondialità

L’istruzione: un diritto di tutti o un privilegio di pochi?



Leggiamo alcuni dati perché ci aiutino a definire la cornice della situazione mondiale attuale riguardo il problema dell’istruzione:
§ dei 630 milioni di bambini al mondo oltre 180 milioni sono esclusi dall’istruzione, di questi il 66% sono bambine
§ 1 mld di persone al mondo è analfabeta
La mancanza di istruzione di questa portata conduce inevitabilmente a povertà, schiavitù e conflitti. Inoltre l’esclusione delle bambine genera una ciclicità dell’incapacità genitoriale: come posso pretendere che una bambina oggi esclusa dall’istruzione diventi domani madre responsabile nell’istruzione dei propri figli? Dobbiamo ripensare a forme di aiuto dentro questa ottica, ad una riconversione che parta da qui in Italia.

Pensiamoci come cittadini planetari, superiamo l’idea di essere cittadini solo di un paese o di uno stato. Noi siamo cittadini del mondo e viviamo con tutta l’umanità un rapporto di interdipendenza. Il che vuol dire che il mio diritto viene rispettato solo quando il diritto dell’altro viene rispettato. C’è la necessità di una forma di conversione da parte di tutti noi attraverso gruppi di movimento sociale, ONG, … per aggiornare l’alfabeto con cui leggiamo la realtà. Questa conversione può avvenire se ci affidiamo a nuove strategie educative, per creare comunità di adulti che si sentano responsabili. Educare bambini perché si sentano appartenenti non solo alla famiglia, ma alla comunità. nomadismo concettuale, ciò che capita altrove riguarda anche me.
Accogliere i bambini che vanno a scuola con i nostri figli significa accogliere questa differenza per combattere la diffidenza. Vivere quindi la multiculturietà, cioè l’incontro di diversità. Non solo educare o istruire, ma cercare di non far sparire il bambino nell’assoluta assenza di rapporti. Avere capacità di confronto per essere cittadini planetari, per vivere la scuola come luogo di associazione e di integrazione.
Accettare che l’istruzione sia diversa, accettare che ci sono tanti modi di pensiero diversi e che questi modi sono incarnati nell’altro. Deve essere chiaro che bisogna promuovere il cittadino (italiano e non) attraverso l’intercultura, ovvero il pensare che come tutti noi siamo legittimati nella nostra identità, così lo è anche l’altro. Scuola quindi che diventa anche mediatore. Se la scuola è radicata in un’identità, allora è difficile parlare e vivere l’intercultura ed è facile vedere l’escusione dei diversi, che non vengono istruiti, che si identificano in gruppi (vedi i fondamentalisti)
Chi è escluso da questo giro, cioè chi non va a scuola, è escluso da tutto il resto, cioè dalla multi-culturietà, dalla realtà. In questo quadro è la scuola che deve accompagnare l’individuo lungo il cammino che lo porta dalla realtà di dove si trova fino al mondo. Chi è escluso dalla conoscenza è escluso, punto e basta, e non gli resta altro che andare incontro a povertà, malattie, assenza di diritti, identificazione di modelli assunti senza decostruzione. Quindi l’andare a scuola è discriminante di vita e di morte.
È necessario investire sull’istruzione e scommettere sulla scuola. La speranza sono la generazione dei piccoli dove sono veramente riconosciuti come cittadini del futuro.


Scuola come strumento di incontro positivo e di crescita
Istruzione come strumento di lotta contro:
inter-culturalità
inter-dipendenza
conflitti
schiavitù (olistica)
malattia
povertà
esclusione
multi-culturalità


14 dicembre 2006
Suor Daniela Maccari – missionaria comboniana, dir. rivista Raggio

La donna: uguale o un po’ meno?


Parlare di diritti della donna (che sembra scontato ma è bene ricordare rappresenta il 50% dell’umanità) in una tempo limitato come due ore è come mettere il mare in una conchiglia.
In Europa il 2007 è stato proclamato l’anno delle pari opportunità, per non fermarsi a semplici e ipocriti festeggiamenti è sempre necessario informarsi. Se non altro per non farsi condannare nel futuro quando i giovani chiederanno “Ma non sapevate queste cose?”. Per informarsi è importante anche ascoltare la storia da chi l’ha vissuta in prima persona, perché cambia il punto di vista. Il diritto di far conoscere la guerra passa attraverso chi l’ha subita e non chi l’ha giustificata. Ecco quindi alcune condizioni reali che vivono oggi molte donne:
· Afganistan: bambine e insegnanti donne uccise da fondamentalisti talebani perché istruite
· Arabia Saudita: giornalista massacrata dal marito per essersi scoperta il volto in televisione
· Giordania: una donna viene lapidata perché innamorata di un ragazzo cristiano
· Eritrea: madri subiscono violenza per aver dato la libertà ai figli

Nel rapporto Unicef sull’infanzia nel mondo, si parla del vantaggio della parità definendo i due sessi come due ali che devono avere la stessa forza per far volare la Terra. Le pari opportunità permettono alle famiglie di prosperare e di essere più forti mentre consentono ai figli di crescere meglio.

“Chi educa un bambino educa un uomo, chi educa una bambina educa un popolo.”
Possiamo affermare senza errore che se si rafforza la figura della donna la società cresce. Per esempio nel quadro generale dell’immigrazione, solo ora si comprende l’alto grado di aiuto delle donne verso la società sia di origine sia di arrivo. Esse rappresentano un fiume lento ma possente.. Purtroppo le donne e le bambine in molte delle società moderne (le società prima accennate sono esempi di sistemi che non possono avanzare se restano nella condizione di negazione dei diritti alla donna) vivono la discriminazione, la mancanza di potere decisionale, la povertà, la minor istruzione, gli abusi, anche un maggiore contagio del virus HIV.

Cosa fare?
Molti sono i cambiamenti che il sistema sociale deve inseguire: parità nell’istruzione, piani di governo contro la discriminazione, quote di rappresentanza nel parlamenti e in tutti i luoghi e istituzioni di decisione, ascolto dei movimenti femministi, educazione sui benefici dell’uguaglianza secondo l’equivalenza “parità di genere = benefici per tutti”. Le pari opportunità costituiscono quindi un gradino fondamentale per raggiungere gli obbiettivi del millennio. Pari opportunità significa camminare insieme verso una visione più ampia, verso il riconoscimento di una umanità che ci lega tutti in un mondo sempre più senza confini.


Per approfondire:
- mensile “Raggio”, rivista delle missionarie comboniane
- http://www.femmis.org/
- http://www.donneiran.org/


11 gennaio 2007
Prof. Francesco Castelli – presidente Medicus Mundi Italia ONG

La salute: business o servizio per tutti



La salute è un argomento complesso poiché il campo sanitario si interseca con quello sociale, economico e politico. Iniziamo a ragionare da un breve quadro storico e da una serie di dati.

Breve quadro storico
1948: Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo
1978: dichiarazione di Alma Ata, conclude il periodo di riflessione iniziato dopo la II guerra mondiale, afferma che tutti siamo fratelli e che dobbiamo lavorare affinché entro il 2000 sia garantita la salute a tutti
fine anni ’80: inizia l’era del libero mercato, a livello mondiale iniziano a cambiare gli accordi e gli sforzi fatti fino ad allora verso un’umanità più unita ed equa iniziano ad incontrare i primi ostacoli

Alcuni dati
Aspettativa di vita: in Italia la vita media è di 82 anni mentre in Sierra Leone è di 38 anni
Child survival: come sappiamo una maggiore ricchezza significa avere anche un basso tasso di mortalità infantile, questa nei paesi poveri è causata da malattie curabili:
§ 25% da diarrea
§ 20% da polmonite
§ 20% da malaria
§ poi seguono Aids, morbillo…
I 2/3 delle morti di bambini (quindi 8 milioni sui 12 milioni di morti) possono essere prevenute se le popolazioni colpite potessero usare strumenti per noi normali (vaccini, acqua potabile, corrente elettrica…)
Altra ingiustizia sanitaria: in Italia abbiamo 350 medici ogni 100000 abitanti, in Burkina Faso per lo stesso campione di popolazione ce ne sono solamente 3.
I bambini vaccinati nel mondo coprono il 99% nei paesi ricchi e il 54% nei paesi poveri.
L’assistenza al parto è garantita nel 99% dei casi se si è nei paesi ricchi e nel 31% se si vive in un paese povero. Un’ennesima contraddizione è che i paesi ricchi hanno una maggiore spesa sanitaria pro-capite rispetto a quelli poveri, ma inverosimilmente la percentuale che il singolo deve versare direttamente per la propria salute è maggiore nei paesi poveri che in quelli ricchi. Ma la ricchezza c’entra poco visto che non è necessario avere molti soldi per avere un’aspettativa di vita alta, quindi basterebbe ridistribuire le ricchezze e facilmente tutti potremmo vivere più a lungo.

Infezione da HIV
Dopo i miglioramenti fatti in campo sanitario a livello mondiale, negli anni ’90 c’è stato un peggioramento nell’aspettativa di vita. Perché?
1. mercato globale con le decisioni di banca mondiale e i pagamenti del debito pubblico
2. comparsa del virus HIV
Ma HIV non è un problema solo sanitario!


- 35 milioni su 40 milioni di malati al mondo di HIV sono nei paesi poveri, ma i farmaci sono dove il problema è relativamente minore, cioè nei paesi ricchi.
- L’infezione colpisce 14000 persone al giorno, più donne che uomini, colpisce in età precoce: tra i 14 e i 25 anni.
- Una donna infetta partorisce in media 7 figli nei paesi poveri. Si è calcolato che il rischio di trasmissione al figlio del virus è del 25%. Ma se si fa un parto cesario, si usano farmaci durante la gravidanza e si allatta con latte artificiale, allora il rischio scende al 1 o 2%. Questo nei paesi ricchi. Nei paesi poveri tali accorgimenti non sono possibili ed il rischio sale al 35%.

Farmaci orfani & malattie orfane
Dei 52 milioni di morti all’anno nel mondo, 18 milioni sono a causa di malattie infettive, la prima delle quali è una malattia tropicale. Ma in questa direzione si fa poca ricerca farmaceutica. Infatti il nord ricco ha i soldi per la ricerca ma pochi morti per malattie tropicali, quindi nessuno stimolo economico o pressione sociale per una ricerca in tal senso. Per questo si parla di malattie dimenticate.
In questo quadro come si inserisce l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che dovrebbe essere il garante per i paesi poveri? Che dovrebbe spingere il nord ricco verso un’azione di aiuto in ambito sanitario a favore del sud povero? L’OMS, da parte sua, utilizza il 99% del proprio budget per stipendiare i propri dipendenti…

Progetto in Burkina Faso
Nato da una cooperazione tra Medicus Mundi e l’Università di Brescia, il progetto lavora in ambito sanitario tra la popolazione del Burkina Faso, dove dal 7 al 10% della popolazione è infetto da HIV, il paese è dato alla 175° posizione nella scala mondiale delle nazioni ricchi (che va da 1 a 178). In questo mare di malattia, povertà e morte il progetto copre la spesa sanitaria a 650 pz infetti dal virus HIV. È una gocce veramente piccola, ma è sempre una goccia da poter unire alle altre.

o HIV/AIDS continua silenziosa a dilagare in Africa, insieme ad altre epidemie
o ha un impatto sanitario ma anche sociale ed economico
o le donne portano il peso sociale maggiore
o cura e prevenzione devono operare insieme, ma l’accesso ai farmaci è negato
o strutture e università nel mondo ricco possono giocare un ruolo importante
o il numero maggiore di morti sono per cause facilmente prevenibili, quindi possiamo fare qualcosa


08 febbraio 2007
Ugo Buggeri – Fondazione Culturale Banca Etica

“Un ambiente sostenibile è possibile! Utopia o realtà”



Da soli come cittadinanza attiva di fronte a qualsiasi problema sociale, abbiamo il dovere di muoverci anche a piccoli passi che però possono acquistare un valore fondamentale se insieme rappresentano la volontà di molte persone di cambiare.
Per quanto riguarda il problema dell’ambiente, è necessario partire da un dato ovvio e fors per questo dimenticato: la Terra è finita, non ci sono altri pianeti in cui abitare. Per il benessere e la sostenibilità dell’umanità dobbiamo ridurre e cambiare le modalità del consumo che facciamo della natura. Il che significa minor flusso di materiali e un utilizzo di energia rinnovabile.
Infatti la rinnovabilità di una risorsa è data dalla velocità di rigenerazione e dal tasso di prelievo. Anche il petrolio è una risorsa naturale rinnovabile, purtroppo si riforma in milioni di anni mentre il nostro tasso di prelievo è di decenni. Ora le risorse sono scarse! Cosa possiamo fare? Non ci restano che tre possibilità:
1.ci si accaparra quelle degli altri
2.ci inventiamo qualcosa di nuovo
3.troviamo regole comuni per una gestione delle risorse equa ed ecologica
Secondo i principi economici, per migliorare il livello di vita delle popolazioni povere, dovremmo aumentare la torta in modo che possa beneficiare (che sottintende “consumare”) anche chi oggi non ha nulla. Peccato che questa prospettiva non è possibile, la natura e la Terra non permettono un maggior sfruttamento di risorse, quindi la strada da percorrere è:
MAGGIORE USO DEL BUON SENSO
Meno volume di materiale da consumare
Più servizi e più efficienti
Meno materialismo
Meno consumi e più relazioni (spesa condominiale)



In questa prospettiva cosa ci dice il Wuppertal Institute? Ci dice che stiamo inquinando la Terra e che non dobbiamo preoccuparci dei piccolissimi microgrammi di polveri sottili, piuttosto preoccupiamoci delle tonnellate di materie prime che si consumano. I parametri costruiti per dare un’idea del reale consumo che generano i nostri acquisti e delle conseguenze a cui portano, sono lo zaino ecologico e l’impronta ambientale.
Lo zaino ecologico calcola, sommando flussi diretti e indiretti, quanti kilogrammi di materiale sono stati necessari per produrre 1 kg di un dato materiale. Per esempio lo zaino ecologico del legno ci dice che per produrre e vendere un oggetto di 2 kg di legno sono stati consumati 12 kg di materiale (taglio del legno, trasporto della materia prima, risorse per la produzione, trasporto materiale finito, …)
materiale
zaino ecologico
[per 1 kg di materiale]
Vetro
1,5
Plastica
4 – 20
Legno
6
Cotone
70 (consuma molta fertilità del terreno)
Metalli
18 – 30
Oro
500000
Elettronica
> 100
In EU sono stimate 50 tonnellate annue pro-capite, ovvero 137 kg di materiale che si consuma al giorno per persona. Di questo il 29% è combustibile fossile.Dati alla mano è facile provare che si è superata la capacità della Terra di dare risorse.
L’impronta ecologica stima gli ettari produttivi della Terra, cioè i terreni dove è possibile produrre, dove in pratica avviene la fotosintesi. Ci dice che ci sono 12 mld di ettari, quindi soltanto 2 ettari a testa. Molto poco!!
Per fortuna che la natura ha un ciclo abbondante, bisognerebbe solo inserirsi in questo ciclo.
La soluzione è educare verso un consumo responsabile, in questo ci aiuta la teoria economica delle 4R e delle 4D.
4 R
riduzione dell’input
razionalizzazione nell’uso
ri-uso
riciclo
4 D
decrescita dei consumi
dematerializzazione
durabilità dei prodotti
decentramento della produzione






Anche noi nella nostra quotidianità possiamo fare qualcosa.
Per approfondire:
- http://www.marioagostinelli.it/ sito del consigliere della minoranza della Regione Lombardia, è possibile trovare e scaricare liberamente il rapporto sull’energia (consuni e sprechi in merito). Grafici e dati di facile lettura in una presentazione in power point

08 marzo 2007
Prof. Riccardo Putrella – Contratto Mondiale sull’acqua

Il ruolo di una cittadinanza attiva per uno sviluppo globale
ovvero la speranza di cambiare lo stile di vita


Cosa si intende per “cittadinanza attiva”?
È una cittadinanza che ha la capacità di fare storia, di essere cioè partecipante in una società. In questa concezione ognuno di noi ha potere in quanto ognuno appartiene ad una cittadinanza. Qui incontriamo un primo ostacolo: chi è cittadino? Chi viene considerato appartenente a questa o quella cittadinanza?
Purtroppo nella società di oggi esiste una divisione tra chi è considerato cittadino e chi invece non viene considerato tale nonostante condivida lo spazio e il tempo del precedente. Questo perché il sistema non chiede di essere cittadini, ma di essere consumatori. La ricchezza che si chiede al cittadino moderno è quella di consumare, per cui è “cittadino” chi consuma, chi partecipa al consumo, chi è detentore di capitale.
Ne è prova il fatto che non si costruiscono solo centri commerciali, ma intere città dedite al commercio. Ne è prova che la povertà ora viene definita in termini di consumo e non di reddito (povero è chi consuma meno di 850 euro al mese). Ne è prova che gli esami che i giovani sostengono all’università non offrono solo voti, ma crediti, è come se si acquistasse sapere, come se lo studente diventasse consumatore o investitore. Ne è prova che l’anziano è considerato ancora cittadino solo finché consuma.
Il sistema definisce quindi l’essere cittadino in stretto legame con la finanza. Ma perché? Perché siamo cresciuti con due grandi obbiettivi da raggiungere: la ricchezza e la potenza. Con questi due miti accettiamo perfino la naturalità della disuguaglianza. Ora si crede che solamente la ricchezza possa portare alla sicurezza e quindi al potere. È una concezione che ci è entrata in testa e che viviamo quotidianamente.
Ma è possibile cambiare il mondo, che tra l’altro è sempre stato cambiato. Anche il messaggio cristiano ci insegna che chi crede nella ricchezza e nel potere verrà deriso. Una preghiera dice che “Noi siamo parola di Dio che non si ripete mai”, e lo siamo qui ed ora. Dobbiamo quindi spingerci verso una politica sociale attiva, partecipata, in modo da poter costruire una società che tra l’altro, per essere definita tale, non può che essere che giusta. Una società che rispetti l’uguaglianza, non in funzione della ricchezza ma dell’essere cittadini. Una società che rispetti la fraternità, intesa come amore tra gli uomini.
Non dobbiamo quindi partire dalla ricchezza e dal potere, ma dal concetto di cittadinanza mondiale: noi apparteniamo all’umanità, noi siamo l’umanità. La sfida è quindi capire che gli altri sei miliardi di uomini non sono fuori ma sono dentro di noi. Siamo tutti una sola parola di Dio, perché l’altro è in me. L’umanità deve diventare il punto di riferimento del nostro essere cittadinanza.

Cosa possiamo fare allora? Alcune linee guida:
1. umanità
partiamo dalla concezione di umanità come parte di noi, per poter costruire una cittadinanza attiva. La sicurezza non è avere ricchezza, ma fare la pace. Se restiamo nella logica di ricchezza e di potenza non ci potrà mai essere pace perché la ricchezza genera potenza e poi guerra
2. beni comuni
ci sono beni e servizi che sono oggetto di tutti e che non possono essere considerati privati o patrimoniali. Non si può privatizzare l’acqua o lo spazio (p.e. le compagnie telefoniche che si dividono lo spazio e noi paghiamo la loro occupazione)
3. la vita
considerare la vita come diritto e quindi vedere la politica come servizio che parte dal diritto alla vita, quindi diritto alla salute, all’educazione… La politica deve quindi essere un potere trasparente, controllabile, esercitato e non imposto.
4. la responsabilità collettiva
vivere la propria responsabilità come solidarietà verso gli altri. Solidarietà con vista come carità, ma solidarietà come sentirsi appartenente ad un gruppo è quindi responsabile degli altri membri del gruppo

Concludendo, dobbiamo creare la “polis dell’umanità”. Per far questo servono:
- regole e principi fondatori: umanità, vita come diritto, beni comuni
- istituzioni politiche che siano al servizio dell’umanità
- mezzi economici e finanziari che siano al servizio dell’umanità
Soprattutto serve credere nella capacità di essere giusti, nella capacità di poter cambiare, nella capacità di vivere la fraternità. Solo se ci crediamo allora possiamo cambiare lo stile di vita nostro e degli altri.


Per approfondire:
- Mensile “Nigrizia”, ogni mese va bene, in particolare nel numero del mese di marzo 2007 trovate un articolo dello stesso Riccardo Putrella, a pag 30-32.