Grazie...

... a quelli che partono con la voglia di stare, a quelli che vivono il Vangelo prima di predicarlo,
a quelli che non smetteranno mai di sognare, a quelli che l'Amore è solo con la maiuscola,
a quelli che si accettano come sono, a quelli che piangono ad ogni partenza,
a quelli che Africa e Gioia si confondono ogni giorno, a quelli che vivono di emozioni,
a quelli che non smettono di camminare, a quelli che non si abbandonano mai,
a quelli che pregano, a quelli che sul piedistallo non ci vogliono stare, a quelli che Dio non è morto,
a quelli che si vive anche senza moda, a quelli che pensano con il cuore,
a quelli che non scelgono per comodità, a quelli che soffrono e poi ti guardano negli occhi più ricchi di prima,
...e anche a quelli che "Gianpi ci hai rotto con questi ringraziamenti"

emozioni prima della partenza (caga!)

Articolo pubblicato sul mensile Kiremba, Brescia, giugno 2007

Come rispondere ad un invito di Kiremba e di Sandro che mi chiedono poche righe per descrivere chi sono, il compito che svolgerò nel progetto ad Iriri, perché parto, cosa provo in questo momento? Ecco una delle prime difficoltà del partente! Questo però non te lo dicono al corso!
Allora… prima di tutto correrò il rischio di sembrare sintetico o, forse peggio, di non aver voglia di accettare l’invito, ma lascio a chi è più competente di me (leggete “Sandro” e “Samuele”) la descrizione del progetto nel suo complesso e la situazione attuale dei volontari presenti.

Quanto a me, sono reduce dalla commozione della Santa Messa di saluto ai partenti SVI vissuta ieri e mi sento veramente carico dell’affetto dei miei compagni di cammino, dei membri della Commissione e di quelli del Consiglio. Soprattutto mi sento pienamente accompagnato dai miei genitori, dai miei fratelli, dalla mia famiglia. Strano? Premetto che la missione in casa Gambirasio ha sempre avuto un posto in tavola per mangiare insieme a noi. Partendo dai miei genitori che hanno scelto il matrimonio e la famiglia come progetto, ed ogni giorno camminano lungo questa strada, poi mio zio missionario Fidei Donum in Costa d’Avorio da ormai 22 anni, poi mia sorella medico volontario in Tchad da 4 anni. Così quando due anni fa parlai a tavola del corso SVI e di quello a cui mi avrebbe portato, seguirono pochi commenti.
Non ho molta voglia di raccontare di me anche perché tralascerei i molti difetti e gonfierei i pochi pregi. Chiedete così a chi mi conosce come mi vede: ha più valore (per favore credete solo a chi vi parla bene di me. Grazie). Sulla carta risulta che sono ventottenne, quarto di cinque figli in quel delle colline bergamasche, ingegnere meccanico, volontario per piccole esperienze e per formazione, giardiniere per passione e operatore sociosanitario per professione.
A umore mi sento strano, ma molto strano. Sembra quando giocavo a calcio: insieme a me pochi compagni con cui condividere il correre e la fatica ogni minuto della partita, sugli spalti molte persone che tifano per me, ed io in campo con si il sogno di vincere, ma soprattutto con la gioia di esserci e di mettermi in gioco e alla prova in ogni passo.
Per la cronaca, quell’anno arrivammo ultimi al campionato con il peggior attacco e la peggior difesa. Spero di dare allo SVI migliori risultati.
Nel cassetto avevo molti sogni, poi li ho svenduti tutti per uno solo. Un sogno che mi hanno donato gli amici del GIM, i corsisti SVI e chi ha condiviso il cammino con me: spendere la propria vita per gli altri nel progetto che Dio ha costruito solo per me. Perché chi parte non è migliore di chi resta né fa dei sacrifici in più, semplicemente è più felice chi ascolta il Signore e lo segue per ciò che lo chiama. Italia o Africa che sia. La vita è tutta qui.

Ci sentiamo presto. Buon cammino.
Gianpietro