Grazie...
... a quelli che partono con la voglia di stare, a quelli che vivono il Vangelo prima di predicarlo,
a quelli che non smetteranno mai di sognare, a quelli che l'Amore è solo con la maiuscola,
a quelli che si accettano come sono, a quelli che piangono ad ogni partenza,
a quelli che Africa e Gioia si confondono ogni giorno, a quelli che vivono di emozioni,
a quelli che non smettono di camminare, a quelli che non si abbandonano mai,
a quelli che pregano, a quelli che sul piedistallo non ci vogliono stare, a quelli che Dio non è morto,
a quelli che si vive anche senza moda, a quelli che pensano con il cuore,
a quelli che non scelgono per comodità, a quelli che soffrono e poi ti guardano negli occhi più ricchi di prima,
...e anche a quelli che "Gianpi ci hai rotto con questi ringraziamenti"
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È possibile usare la Piteba per estrarre succo? Lo abbiamo sperimentato...
...con foglie di Moringa Oleifera.
La piteba è un utensile manuale per estrarre olio da moltissimi prodotti, quali per esempio semi di girasole e arachidi.
Abbiamo fatto un esperimento per verificare se è possibile usarla per estrarre del succo dalle foglie di Moringa Oleifera. Infondo il meccanismo della piteba è simile a quello di alcuni “juice extractors”.
Risultato: funziona!
Ora possiamo berci un bel bicchiere di Moringa fresca appena spremuta!
Miglioramenti: anche se è possibile estrarre succo dai rametti, questi danno problemi ostruendo i fori per la fuoriuscita dei residui. Nel prossimo esperimento foglie e rametti verranno tagliati finemente prima di inserirli nella spremitrice.
Sempre in forma! (?!)
“Sempre in forma!” è stata una delle raccomandazioni prima della partenza, una di quelle che non ho compreso. Forse è più espressione di un fresco apprezzamento della mia fisicità, o forse un invidioso invito a non metter su pancia, o forse ancora un genuino incoraggiamento a non buttarsi giù. O forse... beh, Mauro, cosa intendevi di preciso??
Comunque, a proposito di muscoli (anche se so benissimo che l’immagine “muscoli” non è la prima che vi viene in mente quando leggete della mia fisicità) la corsa mattutina mi dà davvero un bello slancio per iniziare la giornata. Nel pomeriggio e verso sera è difficile trovare il tempo e le condizioni. Giusto nel tardo pomeriggio di ieri, due studenti del Charles Lwanga sono venuti a chiamarmi per chiedermi se volevo fare una partita a calcio con loro. Ho risposto entusiasta che ne avevo proprio voglia. In effetti correre mi aiuta a dare ossigeno ai pensieri, ma non c’è nulla di meglio di una bella partita di calcio per sfogare le tensioni e lo stress. In due minuti mi sono preparato e ci siamo avviati tutti e tre verso il campo da calcio. Ero proprio contento, non solo per la voglia di giocare e di divertirmi, ma soprattutto perchè il loro invito spontaneo mi faceva sentire un pò più a casa.
Percorsa la strada interna del collegio che scende verso il cancello, girato l’angolo, ci trovammo ad un angolo del campo da gioco. La partita era già iniziata e mi trovai davanti ventidue ragazzi di colore... tra i diciotto e i ventidue anni... a occhio e croce il più basso mi superava almeno dieci centimetri in altezza... bicipiti color ebano enormi che si contraevano e si stendevano velocissimi e poderosi, per scatti veloci e possenti... con una potenza di tiro vigorosa...
Le mie povere e acromatiche gambe si sarebbero volentieri nascoste anzichè confontarsi e dimostrare sul terreno la loro già evidente inferiorità... ma per fortuna il gioco del calcio è anche concentrazione, tecnica e freddezza. Proprio per questo mi sono concentrato un attimo, poi con la tecnica di un campione e la dovuta freddezza mi sono congedato spiegando che improvvisamente mi era tornato alla mente una cosa urgentissima che avrei dovuto assolutamente sbrigare nell’immediato a casa, una questione di vita e di morte. Porsi le mie scuse e me ne andai promettendo di ritornare. Sì... magari quando giocano i bambini.
Comunque, a proposito di muscoli (anche se so benissimo che l’immagine “muscoli” non è la prima che vi viene in mente quando leggete della mia fisicità) la corsa mattutina mi dà davvero un bello slancio per iniziare la giornata. Nel pomeriggio e verso sera è difficile trovare il tempo e le condizioni. Giusto nel tardo pomeriggio di ieri, due studenti del Charles Lwanga sono venuti a chiamarmi per chiedermi se volevo fare una partita a calcio con loro. Ho risposto entusiasta che ne avevo proprio voglia. In effetti correre mi aiuta a dare ossigeno ai pensieri, ma non c’è nulla di meglio di una bella partita di calcio per sfogare le tensioni e lo stress. In due minuti mi sono preparato e ci siamo avviati tutti e tre verso il campo da calcio. Ero proprio contento, non solo per la voglia di giocare e di divertirmi, ma soprattutto perchè il loro invito spontaneo mi faceva sentire un pò più a casa.
Percorsa la strada interna del collegio che scende verso il cancello, girato l’angolo, ci trovammo ad un angolo del campo da gioco. La partita era già iniziata e mi trovai davanti ventidue ragazzi di colore... tra i diciotto e i ventidue anni... a occhio e croce il più basso mi superava almeno dieci centimetri in altezza... bicipiti color ebano enormi che si contraevano e si stendevano velocissimi e poderosi, per scatti veloci e possenti... con una potenza di tiro vigorosa...
Le mie povere e acromatiche gambe si sarebbero volentieri nascoste anzichè confontarsi e dimostrare sul terreno la loro già evidente inferiorità... ma per fortuna il gioco del calcio è anche concentrazione, tecnica e freddezza. Proprio per questo mi sono concentrato un attimo, poi con la tecnica di un campione e la dovuta freddezza mi sono congedato spiegando che improvvisamente mi era tornato alla mente una cosa urgentissima che avrei dovuto assolutamente sbrigare nell’immediato a casa, una questione di vita e di morte. Porsi le mie scuse e me ne andai promettendo di ritornare. Sì... magari quando giocano i bambini.
Mwabuka?
Primi passi per le strade di Chikuni, e l’ambiente inizia ad acquistare un’aria familiare, mentre la polvere non dà quasi più fastidio. Quasi. Ora, per andare da casa all’Home Base Care o in parrocchia, posso tranquillamente seguire la scorciatoia che taglia per pascoli e orti, ormai conosco la via e non devo più prestare attenzione o preoccuparmi di individuare l’albero o il particolare cespuglio (cacchio!! sembrano tutti uguali!!) a cui dovrei svoltare a destra piuttosto che a sinistra. Fortunatamente in Africa non c’è l’ANAS con la sua pulizia delle aree verdi ai bordi delle strade…mi perderei ogni giorno.
Intendiamoci, non è che si tratti di chissà quale camminata ed il rischio di perdersi può al massimo comportare il seguire un percorso più lungo… ma, vi prego di credermi, quando camminate sotto il sole delle 2 pm, vi augurate ogni cosa purchè di non sbagliare sentiero e aggiungere altri quindici minuti a quello che sembra, già di suo, una fatica interminabile.
La parte del sentiero che preferisco è quella che percorre la cresta del terrapieno che fa da diga al bacino di Chikuni. Ascolto l’acqua che si lascia muovere dal vento, spinta verso il canneto a riva che ne nasconde la meta finale, quasi si offrisse come ultimo e sicuro nascondiglio. Questo discreto incontro tra terra e acqua mi dà una sensazione di calma. Chissà, magari una di queste sere mi ci faccio un tuffo!! Infondo è per la maggior parte acqua, no? …anche se ogni tanto trovi mucche che si spingono fino a immergersi buona parte delle zampe (e si sa che l’acqua fredda stimola la diuresi) …anche se il fondale è decisamente melmoso …anche se il colore dell’acqua non è cristallino …anche se la schiuma a riva non ha un colore molto naturale …chissà, magari una di queste sere, quando mi viene in mente di farci un tuffo, vedo di farmi passare l’idea.
Quindi ora, quando alla mattina mi chiedono “Mwabuka?” (come va?), posso davvero rispondere portando la mano sul cuore “Gabot” (bene).
E visto che è bene ricordare (e ricordarmi) che non sono qui in vacanza, concetto molto radicato specialmente in quelli che mi conoscono meglio, parliamo ora del corso di informatica “Chikuni Lab”, che possiamo anche abbreviare in CL …no, ci-elle non mi suona poi così bene… facciamo che ce lo teniamo per intero “Chikuni Lab”. Possiamo dire che questi giorni sono stati utili per poter ultimare l’allestimento del locale che verrà utilizzato come aula, per raccogliere e scremare le adesioni al corso e per preparare le lezioni. Si tratta di un corso base, ma molto base, sull’uso di un personal computer. L’idea di fondo è di far passare quelle due/tre nozioni fondamentali per poter scrivere un documento, preparare una tabella o costruire un grafico senza danneggiare il PC e senza dovere chissà perchè riformattare il disco fisso alla fine di ogni settimana. Le competenze ci sono (mi riferisco agli studenti ovviamente). La voglia e l’entusiasmo non mancano (e in questo mi ci metto dentro anche io). Da verificare la pazienza… sarà abbastanza?
Ogni giorno ne chiedo sempre un pò durante la Messa della sera, sapendo che Lui sa quello di cui ciascuno di noi ha bisogno. Per me, non coincide con quello che voglio al momento… ma, chissà come, lo capisco solo dopo.
Un abbraccio
Intendiamoci, non è che si tratti di chissà quale camminata ed il rischio di perdersi può al massimo comportare il seguire un percorso più lungo… ma, vi prego di credermi, quando camminate sotto il sole delle 2 pm, vi augurate ogni cosa purchè di non sbagliare sentiero e aggiungere altri quindici minuti a quello che sembra, già di suo, una fatica interminabile.
La parte del sentiero che preferisco è quella che percorre la cresta del terrapieno che fa da diga al bacino di Chikuni. Ascolto l’acqua che si lascia muovere dal vento, spinta verso il canneto a riva che ne nasconde la meta finale, quasi si offrisse come ultimo e sicuro nascondiglio. Questo discreto incontro tra terra e acqua mi dà una sensazione di calma. Chissà, magari una di queste sere mi ci faccio un tuffo!! Infondo è per la maggior parte acqua, no? …anche se ogni tanto trovi mucche che si spingono fino a immergersi buona parte delle zampe (e si sa che l’acqua fredda stimola la diuresi) …anche se il fondale è decisamente melmoso …anche se il colore dell’acqua non è cristallino …anche se la schiuma a riva non ha un colore molto naturale …chissà, magari una di queste sere, quando mi viene in mente di farci un tuffo, vedo di farmi passare l’idea.
Quindi ora, quando alla mattina mi chiedono “Mwabuka?” (come va?), posso davvero rispondere portando la mano sul cuore “Gabot” (bene).
E visto che è bene ricordare (e ricordarmi) che non sono qui in vacanza, concetto molto radicato specialmente in quelli che mi conoscono meglio, parliamo ora del corso di informatica “Chikuni Lab”, che possiamo anche abbreviare in CL …no, ci-elle non mi suona poi così bene… facciamo che ce lo teniamo per intero “Chikuni Lab”. Possiamo dire che questi giorni sono stati utili per poter ultimare l’allestimento del locale che verrà utilizzato come aula, per raccogliere e scremare le adesioni al corso e per preparare le lezioni. Si tratta di un corso base, ma molto base, sull’uso di un personal computer. L’idea di fondo è di far passare quelle due/tre nozioni fondamentali per poter scrivere un documento, preparare una tabella o costruire un grafico senza danneggiare il PC e senza dovere chissà perchè riformattare il disco fisso alla fine di ogni settimana. Le competenze ci sono (mi riferisco agli studenti ovviamente). La voglia e l’entusiasmo non mancano (e in questo mi ci metto dentro anche io). Da verificare la pazienza… sarà abbastanza?
Ogni giorno ne chiedo sempre un pò durante la Messa della sera, sapendo che Lui sa quello di cui ciascuno di noi ha bisogno. Per me, non coincide con quello che voglio al momento… ma, chissà come, lo capisco solo dopo.
Un abbraccio
Chikuni (Zambia), la prima settimana
Una calura soffocante, quella che già in tarda mattinata ti avvolge per poi accompagnarti fino al tardo pomeriggio. Lunghe ore in cui l’aria pare quasi assente, quasi anche lei avesse cercato l’ombra di un mango, I cespugli intorno al fiume o qualche veranda dove nascondersi dal sole e aspettare sera. Di certo non ha scelto la mia veranda.
Ero stato avvisato del caldo e dell’effetto che ha sulla forza di volontà di ciascuno: positivo se lo si combatte e ce se ne esce vincitori continuando a svolgere le proprie attività, negativo se nelle ore più calde ci si annulla abbandonandosi in casa tra lo studio e il frigorifero con la ferma convinzione che, cascasse il mondo, non si esce prima delle quattro. Personalmente, in questa prima settimana siamo 1 a 0 a favore del caldo. Ma non pensate male: fa parte di una mia tattica, uno studio dell’avversario per poi prenderlo in contropiede…siete quindi pregati di non pensare che uno vada in Africa per poter fare la pennichella pomeridiana! Comunque, già che siamo in tema, vi sarei grato se non mi veniste a bussare alla porta di casa o se non mi telefonaste tra l’una e le quattro del pomeriggio. Grazie.
Per dovere di cronaca, anzi, mi correggo, per volere di cronaca, il viaggio è stato tanto spassoso quanto un film nigeriano (per chi non avesse mai visto un film nigeriano, beh… si ritenga fortunato ed eviti ogni conoscenza o occasione che lo possa portare a tale vissuto). Sia inteso, non mi ha mai preoccupato e nemmeno annoiato viaggiare in aereo da solo: cammini per I terminals dove hai le coincidenze, chiacchieri un pò con gli altri passeggeri, curiosi quà e là per I negozi nell’area check-in (dove è stata registrata la più alta concentrazione di beni di consumo inutili, e quindi dannosi allo spirito), ti bevi un caffè per ammazzare il tempo. Ecco, tutto questo quando viaggi di notte, il tuo volo è stato frammentato in quattro voli brevi, sosti in terminal così piccoli che ti puoi mettere in qualsiasi punto per vederne ogni angolo, oppure sosti in terminal pieni di negozi e punti di ristoro ma la tua coincidenza cade tra l’una e le cinque del mattino e a quell’ora col cavolo che trovi più di due saracinesche alzate… ecco, tutti quegli svaghi che ti assicurano un viaggio non eccitante ma quantomeno piacevole, non hanno facile applicazione.
Sempre per volere di cronaca, la mia sistemazione qui a Chikuni è davvero carina e nuova: l’alloggio che i padre gesuiti mi hanno trovato per questi tre mesi è una semplice e carina abitazione all’interno del college per insegnanti “Charles Lwanga”. Ora, per noi poveri studenti italiani, la realtà del college risulta essere un pò lontana dal nostro vissuto. Si tratta di una piccola cittadina dove non solo gli studenti, ma anche professori e bidelli praticamente vivono. Se vi ricordate “L’attimo fuggente”, avete più o meno l’idea. Ecco, prendete questa idea e datele un formato Africa! “Charles Lwanga” è davvero immenso. E vi aiuto a partecipare al mio stupore aggiungendo che impiego lo stesso tempo a raggiungere d’abitazione il cancello di entrata, che da andare dall’inizio alla fine di Barzana.
Come da modello inglese, non mancano di certo campi da calcio, pallavolo e pallacanestro e così ogni mattina mi posso concedere una corsetta prima della colazione. Altra nota positiva, condivido la casa con Mono, un giovane ragazzo che lavora come speaker alla radio locale... e chi non ha mai sognato di vivere con un DJ, dai!
Un abbraccio, ora vado a preparare qualcosa per cena.
Ero stato avvisato del caldo e dell’effetto che ha sulla forza di volontà di ciascuno: positivo se lo si combatte e ce se ne esce vincitori continuando a svolgere le proprie attività, negativo se nelle ore più calde ci si annulla abbandonandosi in casa tra lo studio e il frigorifero con la ferma convinzione che, cascasse il mondo, non si esce prima delle quattro. Personalmente, in questa prima settimana siamo 1 a 0 a favore del caldo. Ma non pensate male: fa parte di una mia tattica, uno studio dell’avversario per poi prenderlo in contropiede…siete quindi pregati di non pensare che uno vada in Africa per poter fare la pennichella pomeridiana! Comunque, già che siamo in tema, vi sarei grato se non mi veniste a bussare alla porta di casa o se non mi telefonaste tra l’una e le quattro del pomeriggio. Grazie.
Per dovere di cronaca, anzi, mi correggo, per volere di cronaca, il viaggio è stato tanto spassoso quanto un film nigeriano (per chi non avesse mai visto un film nigeriano, beh… si ritenga fortunato ed eviti ogni conoscenza o occasione che lo possa portare a tale vissuto). Sia inteso, non mi ha mai preoccupato e nemmeno annoiato viaggiare in aereo da solo: cammini per I terminals dove hai le coincidenze, chiacchieri un pò con gli altri passeggeri, curiosi quà e là per I negozi nell’area check-in (dove è stata registrata la più alta concentrazione di beni di consumo inutili, e quindi dannosi allo spirito), ti bevi un caffè per ammazzare il tempo. Ecco, tutto questo quando viaggi di notte, il tuo volo è stato frammentato in quattro voli brevi, sosti in terminal così piccoli che ti puoi mettere in qualsiasi punto per vederne ogni angolo, oppure sosti in terminal pieni di negozi e punti di ristoro ma la tua coincidenza cade tra l’una e le cinque del mattino e a quell’ora col cavolo che trovi più di due saracinesche alzate… ecco, tutti quegli svaghi che ti assicurano un viaggio non eccitante ma quantomeno piacevole, non hanno facile applicazione.
Sempre per volere di cronaca, la mia sistemazione qui a Chikuni è davvero carina e nuova: l’alloggio che i padre gesuiti mi hanno trovato per questi tre mesi è una semplice e carina abitazione all’interno del college per insegnanti “Charles Lwanga”. Ora, per noi poveri studenti italiani, la realtà del college risulta essere un pò lontana dal nostro vissuto. Si tratta di una piccola cittadina dove non solo gli studenti, ma anche professori e bidelli praticamente vivono. Se vi ricordate “L’attimo fuggente”, avete più o meno l’idea. Ecco, prendete questa idea e datele un formato Africa! “Charles Lwanga” è davvero immenso. E vi aiuto a partecipare al mio stupore aggiungendo che impiego lo stesso tempo a raggiungere d’abitazione il cancello di entrata, che da andare dall’inizio alla fine di Barzana.
Come da modello inglese, non mancano di certo campi da calcio, pallavolo e pallacanestro e così ogni mattina mi posso concedere una corsetta prima della colazione. Altra nota positiva, condivido la casa con Mono, un giovane ragazzo che lavora come speaker alla radio locale... e chi non ha mai sognato di vivere con un DJ, dai!
Un abbraccio, ora vado a preparare qualcosa per cena.
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