Grazie...

... a quelli che partono con la voglia di stare, a quelli che vivono il Vangelo prima di predicarlo,
a quelli che non smetteranno mai di sognare, a quelli che l'Amore è solo con la maiuscola,
a quelli che si accettano come sono, a quelli che piangono ad ogni partenza,
a quelli che Africa e Gioia si confondono ogni giorno, a quelli che vivono di emozioni,
a quelli che non smettono di camminare, a quelli che non si abbandonano mai,
a quelli che pregano, a quelli che sul piedistallo non ci vogliono stare, a quelli che Dio non è morto,
a quelli che si vive anche senza moda, a quelli che pensano con il cuore,
a quelli che non scelgono per comodità, a quelli che soffrono e poi ti guardano negli occhi più ricchi di prima,
...e anche a quelli che "Gianpi ci hai rotto con questi ringraziamenti"

essere razzisti in Africa

In Italia credo che ormai non possiamo più nasconderci: i pregiudizi verso lo straniero sono sempre tanto evidenti quanto radicati. Classiche le chiacchiere da bar (che diventano allarmanti se ascoltate in un comizio politico, deludenti se sentite tra la gente appena uscita da Messa), tutte riferite all’albanese o al nord africano di turno. Una classificazione bigotta che dimostra a mio avviso tre fatti: un senso di ripulsa di quello che non si conosce, una paura nel guardare e mettere sotto giudizio i propri paletti, una grande ignoranza del gregge.
Lo stesso purtroppo vale anche qui in Africa, dove davvero non avrei pensato di scontrarmici. Certamente non si tratta dello stesso tipo di pregiudizio, ma tanto come il primo porta ad una rigida classificazione che frena uno scambio, limitando dal principio una reciproca educazione. Con l’aggravante che qui siamo a casa loro. Nel momento in cui si parte dal classico senso di bontà e di paternalismo positivo ma cieco, questo stesso “santo” atteggiamento non permette di riconoscere nell’altro la capacità di scelta di cui è dotato e creerà un bel terreno fertile per un atteggiamento di di ripulsa e di ostilità, fino alla discriminazione.
Africa. Zona povera. L’ONG di turno arriva e vede che la gente non ha un buon raccolto causa le piogge troppo scarse o troppo forti. Progetto e si parte con la costruzione di serre per aumentare la produttività della comunità. Gli operatori costruiscono, illustrano, insegnano e poi se ne vanno. Nel giro di tre mesi le serre sono abbandonate, altri tre mesi e se ne vedono solo gli scheletri. L’Ong torna per una valutazione, il commento che ne nasce è che “questi sono proprio lazzaroni e incapaci; e noi con tutto quello che abbiamo speso, ma che si arrangino!!”…
…Pronto??? Ma chi la voleva la serra?