Grazie...

... a quelli che partono con la voglia di stare, a quelli che vivono il Vangelo prima di predicarlo,
a quelli che non smetteranno mai di sognare, a quelli che l'Amore è solo con la maiuscola,
a quelli che si accettano come sono, a quelli che piangono ad ogni partenza,
a quelli che Africa e Gioia si confondono ogni giorno, a quelli che vivono di emozioni,
a quelli che non smettono di camminare, a quelli che non si abbandonano mai,
a quelli che pregano, a quelli che sul piedistallo non ci vogliono stare, a quelli che Dio non è morto,
a quelli che si vive anche senza moda, a quelli che pensano con il cuore,
a quelli che non scelgono per comodità, a quelli che soffrono e poi ti guardano negli occhi più ricchi di prima,
...e anche a quelli che "Gianpi ci hai rotto con questi ringraziamenti"

"incontri naturalistici"?!

La vita a Chikuni prosegue bene, compresi gli ultimi incontri naturalistici. Eravamo ospiti da amici, quando durante la cena sentimmo i cani abbaiare. Dicono fosse un cobra. Ho trovato opportuno non verificare di persona e credere sulla parola il padrone di casa, il fatto che il serpente alzasse la testa e si gonfiasse non appena ci avvicinassimo è a favore della sua teoria, e sostanzialmente la mia curiosità naturalistica non è poi così forte da spingermi a meno di un metro vicino al serpente.
Quando sentimmo i cani abbaiare con più tenacia del solito, andammo a controllare e li trovammo ad abbaiare contro e muoversi intorno al serpente che, in sua difesa, se ne stava dritto tanto quanto la sua natura di serpente glielo concedesse e dava colpetti con la testa in avanti e in dietro.
Il padrone di casa sembrava più preoccupato per i cani che per il serpente: questo lo si uccide facilmente, ma se i cani si avvicinano troppo possono essere morsi e ci sono poche speranze per loro. Pur nell'eccitamento mista paura del momento, subito un tacito accordo tra i presenti fu chiaro: cercare di allontanare i cani per poi colpire il serpente. Così mentre il padrone di casa cercava di richiamare a sé i suoi cani, raccolsi un sasso da terra per colpire il serpente e stordirlo un pò...
Avvicinai al viso la mano con cui reggevo il sasso, guardai fisso il serpente, presi la mira con cura e con un movimento veloce e poderoso del braccio scagliai il sasso contro l’animale.
...sarà stata l’oscurità o forse un improvviso colpo di vento... fatto sta che il sasso centrò in pieno la zampa anteriore del povero cane che se ne scappò zoppicando e sguainando di dolore.

Il padrone mi guardò interrogativamente, o almeno credo. Io ero troppo impegnato a guardare in basso fingendo di cercare qualcosa.

Tre SI al prossimo referendum


2 per l'acqua , 1 per il nucleare

A tutti coloro che sono impegnati per l'acqua come bene comune dell'umanità.
E anche a quelli che non ci hanno mai pensato, a quelli che credono sia una questione che non tocca loro, a quelli che (cazzo!!) lasciano l’acqua scorrere intanto che si lavano i denti...

Da coloro che conoscono il valore dell’acqua fin da quando sono nati, da quelli che “non tutti i giorni c’è acqua nel pozzo”, da quelli che “sono preoccupata, inizia a farsi buio e mia figlia è andata a prendere l’acqua al pozzo ai piedi della collina e non è ancora tornata”, da quelli che “certo che l’acqua è sporca, ma è l’unica che abbiamo”...

Diamo un segno di cittadinanza attiva!!


M come Mistero

Di tutta la situazione, lo sconcertava non solo il non sapere dove andare con questa relazione tanto felice all’inizio quanto incerta ora, ma soprattutto non riusciva a trovarne il perchè, a cogliere le ragioni che gli avrebbero spiegato e forse consolato. Questionò con Dio e la Sua misericordia: a cosa i sacrifici e le partenze e il giocarsi sulla Sua Parola se poi questi erano i frutti? E perchè assaporare tanta felicità nel cuore se poi un giorno ti svegli e non c’è più nulla se non l’ombra di quelle emozioni? Forse aveva ragione quel prete quando diceva che il Signore mette alla prova i buoni. Sperò allora di aver superato la prova e che il premio fosse una bella xxxxxxx, ne sentiva davvero bisogno.

Si ripeteva che doveva essere forte, che infondo non era la prima volta che veniva lasciato (in realtà era la seconda, ma questa precisazione la lasciò volutamente volar via dai pensieri). Questa volta però era tutto così improvviso, con ragioni che non gli sembravano tanto grandi quanto il bene che li aveva uniti, tutto per un incidente a cui lui non aveva dato il peso che lei invece si accollava. Lui si disse che probabilmente nella vita precedente doveva aver fatto talmente lo stronzo con le donne per meritarsi questo. Ma non ne era sicuro perchè non aveva molti ricordi della sua vita precedente, quindi si promise che avrebbe fatto lo stronzo nella sua vita successiva.

Perchè gli veniva chiesto di vivere di emozioni, di Amore con la A maiuscola se poi il dolore alla fine sembra azzerare tutto quanto? Perchè amare una persona se questo è l’epilogo? Perchè sentire di poter toccare i sogni per poi a metà del volo precipitare senza capirne il perchè? Non capiva. Perchè ad un certo punto lei si era staccata da lui? Di questo questionava con Dio, domandava e pregava, ma Dio non rispondeva. Lui perseverava, si ricordava della parabola della vecchia e del giudice, e sapeva che Dio prima o poi avrebbe risposto alle sue domande.

E così fu, esattamente una settimana dopo, prima che lui partisse per l’Africa in un progetto di aiuto, solo e bianco in mezzo ai fratelli neri, decide di passare da lei per salutarla. Dopo quello che c’era stato tra di loro non se la sentiva di dirle ciao al telefono o con un sms. Una bella chiacchierata e un caldo abbraccio avrebbero fatto sentire meglio entrambi, pensò lui. Salì le scale e suonò alla porta dell’appartamento di lei... Aprì un ragazzo di colore, vestito solo di un troppo minuscolo asciugamano bianco legato in fretta alla vita, aveva pettorali perfetti e addominali che sembravano pietra scolpita. Sarebbe stato semplicissimo fare il gioco delle dieci differenze tra di loro.

In quel momento due cose gli furono chiare:
Dio è sempre molto creativo nel risponderti.
Non tutti i ragazzi di colore sono circoncisi.

A come gli Amici

“Com’è che stasera sei venuto da solo?” gli chiesero gli amici.

Lui si sedette cercando nei movimenti di sembrare il più naturale possibile. “Lei è appena rientrata dall’Africa, è stata un’esperienza molto forte per lei, così insieme abbiamo deciso che sarebbe meglio prenderci una pausa...per riflettere e capire meglio il nostro rapporto...dove si vuole andare...”. Rispose con tono molto serio, sperando di far sembrare quanto appena pronunciato il più reale possibile. In realtà era stata lei a chiedere una pausa, non tanto per riflettere su dove andare, ma quanto per capire come mai non provava più nulla per lui. Ovviamente tutti annusarono puzza di stronzata nelle sue parole e lo guardarono interrogandolo con gli occhi.

“...ovviamente è lei che ha deciso. Io l’ho supplicata in ginocchio di cambiare idea ma niente”. Rispose apertamente, non riusciva a nascondere nulla ai suoi amici. Rispose sorridendo, l’ironia riusciva sempre a farlo sentire meglio tirandolo fuori dalle situazioni troppo serie, troppo tristi, troppo angosciose o troppo romantiche. Forse anche per questo, per il suo scivolare troppo spesso nell’umorismo, che lei lo aveva lasciato.

Erano insieme a letto, avvolti nelle coccole, coperti dalla tenerezza di mettere il proprio cuore nelle mani nell’altro, scaldati dalla sicurezza e dalla pace che lo stare insieme donava loro. Il quel magico silenzio che ogni coppia vorrebbe vivere, lui le confidò “Amore mio, mi sento felice. È tutto così spontaneo... lo stare insieme a te, il parlarti e l’ascoltarti, mi fai sentire in pace...fin dall’inizio ho sentito dentro di me questa sensazione che nasceva, non sapevo darle un nome e nemmeno trovare le parole per esprimerla, ma decisi di viverla per quello che era...senza indossare maschere...ed ora che stiamo insieme, che sento la tua pelle sulla mia, il tuo cuore che bussa al mio, ti guardo negli occhi e quelle emozioni esplodono con forza dal mio cuore e trovano finalmente la loro via...”. Fece una pausa, la baciò come più dolcemente fosse in grado di fare. Si guardarono negli occhi e vide in quelli di lei una lacrima caricarsi di sentimento e scendere tremante lungo il viso. Lui riprese “Amore mio...non è semplice chiedertelo ora...ma...mi puoi ripetere come ti chiami?”

Ora quei giorni, quelle coccole, quello stare insieme senza maschere e senza vestiti sembravano non voler più tornare. Lui la avvertiva vicina ma distante, come se fossero stati seduti su di un prato a chiacchierare e sorridere, e poi tutto d’un tratto una nebbia fitta fosse scesa su di loro e non riuscivano più a vedersi. Sentiva la sua presenza ma anche la sua distanza,nell’impossibilità di stare insieme come prima. Vedendo tutta quella foschia tra loro, pensò anche che era il caso che smettessero di fumare.

Il magnetismo dei suoi pensieri non gli offriva alcuna pausa nel continuo e turbolento trascinarlo dalla gioia di “è solo un momento” alla tristezza di un amore smascherato. Cercò conforto sulle spalle degli amici, ma i consigli che avrebbero dovuto rassicurarlo lo fecero sentire ancora peggio. Infondo, appena lasciato dalla ragazza dei suoi sogni, come avrebbe potuto “Mah... mollalla che ce ne sono altre” ?

fine ?!

“È finita”, una frase che ti aspetti dopo un’ora e mezza di film, che sia una commedia divertente, una storia romantica o un action movie. Magari ti fa anche piacere se il film non è il massimo ma hai promesso ai tuoi coinquilini di passare la serata insieme a loro. Sentire “fine” può dare sollievo se sei ad una riunione, di quelle noiose in cui si discute senza arrivare a nulla, come da sollievo quando “fine” arriva dopo due ore di camminata nel bush sotto il sole africano.
Purtroppo non suona così bene quando chi pronuncia “fine” è la tua ragazza. E sta parlando a te e non a qualcun’altro. E sta parlando della vostra relazione e non delle compere che ha fatto nel pomeriggio...

Magari non è la prima volta che lo senti (nel mio caso neanche la seconda, a dir la verità neanche la terza, a dirla tutta...beh, lasciamo perdere che è meglio) ma a certe cose non ci fai l’abitudine. Nemmeno quando, come la volta precedente, è lei a decidere di finire la storia lasciando a te solo la possibilità di essere d’accordo.
Pensieri questi che si prendono spazio nel cuore e non c’è modo che mollino. Neanche di domenica. Neanche se ti carichi di impegni, responsabilità e preoccupazioni. Ho pensato che forse, un giorno, mi sveglierò dicendo a me stesso “Non sarà come prima quando sentivo il cuore respirare pienamente e battere come mai aveva fatto, ma il presente è sempre un dono da vivere. Quindi vivilo!”.
Beh, quel giorno è arrivato. Come sempre in ritardo ma è arrivato.

soggiorno al Chachacha

Rientrato a Lusaka, ho ancora due giornate prima del volo di rientro per l’Italia. Pernotto al Chachacha: è una buona sistemazione, davvero economica (un terzo rispetto al Chingola Motel, e qui ci sono acqua corrente in bagno e serrature alle porte!!). Appena entri dal cancello di ingresso, ti trovi davanti un grazioso compound con tanto di piscinetta e piano bar all’aperto. Poi un piccolo edificio che fa da reception, cucina e con una stanza doppia. Nel giardino retrostante è poi diviso in piazzole per le tende, due bungalof come dormitori, un area adibita a lavanderia, un edificio con un paio di stanze da quattro, bagni e docce. È una sorta di campeggio nel centro di Lusaka e, visto il colore della pelle dei clienti, sembra un piccolo mondo bianco nel centro di Lusaka.
Altro punto a favore per il Chachacha è dato dalla cucina. Il fritto non è annegato nell’olio, il kechup non viene allungato con l’acqua e quando ordini un pasto, te lo portano all’ora accordata.

Viaggio a Mutanda

Due giorni, in un totate esatto di 20 ore, sono abbastanza perchè il mio povero sedere inizi ad odiarmi per averlo lasciato appoggiato, schiacciato, piatto o di lato (destro o sinistro, dopo l’ennesima volta che cambi posizione, poco importa) sul sedile di un bus. Non mi è stato ad ascoltare nemmeno quando, con tutta pazienza, gli ho spiegato che non c’erano alternative per spostarsi da Chikuni a Mutanda. Dal sud al nord dello Zambia; si è girato dall’altra parte e, offeso, mi ha risposto con un sospiro... non ho avuto altra scelta che aprire il finestrino per cambiare aria.
Viaggio lungo certo, ma alla fine è andato tutto bene, no?

UNO) Il bus che doveva arrivare a Sowezi si è fermato a Chingola. Ed ovviamente ti informano del cambiamento di programma solamente quando alle 22.30 il bus fa sosta a Kitwe e il conduttore chiede “Chi deve andare a Sowezi?”. Io alzo la mano, e facilmente mi rendo conto che tra i passeggeri sono l’unico diretto a Sowezi. La cosa non è certo confortante: l’autista, il conduttore ed io per le tre ore di viaggio notturno da Chingola a Sowezi. Fortunatamente il conduttore risolve il problema decidendo seduta stante che il bus arriverà solo a Chingola, città che avremmo raggiunto in un paio d’ore. Mi restituisce la differenza del biglietto ed inizia ad armeggiare con la radio.

DUE) Un consiglio, se vi fermate a dormire a Chingola, evitate di pernottare al “Chingola Motel”. Sono certo che non farete fatica a trovare qualcosa di migliore e ne sarete soddisfatti. Non è che dovete andare all’Hilton o al super hotel dieci stelle da 200 dollari a notte, ma scegliete almeno un posto dove se alla reception vi dicono “bagno in camera” intendono con acqua corrente. E se alla reception vi danno le chiavi della camera, vi aspettate che la serratura ci sia e funzioni...

TRE) Il secondo giorno, a Chingola, le classiche tre ore di attesa prima di lasciare la città con il mini bus. Perchè ovviamente prima di partire bisogna aspettare che il bus si riempia. Per la qual cosa può essere necessaria una mezz’ora o una mezza giornata. E quando sei il primo, l’attesa è snervante. Cammini lungo la stazione finquando non ti stanchi di essere continuamente fermato dai venditori ambulanti o da gruppi di ragazzi che non hanno meglio da fare che oziare alla stazione e rompere ------- ai passanti. Pare che i bianchi siano i preferiti. Quindi ti siedi, ma ovviamente il tempo inizia a trascorrere ancora più lentamente. Provi a cercare qualcosa da bere ma trovi solo CocaCola e birra. Guardi l’ora, guardi il bus ancora mezzo vuoto e ti chiedi se riuscirai a partire... e già lo spettro di un’altra notte a Chingola inizia ad apparire ai tuoi occhi.

Viaggio “particolare” insomma, ma ne è valsa la pena: il soggiorno a Mutanda è stato di quelli piacevoli, come lo è ogni momento condiviso con gli amici. Se poi aggiungiamo il fatto che erano settimane che non mi alzavo più tardi delle sei, il potermi svegliare alle otto della mattina ha dato la sua positiva tonalità alle giornate. Il verde paesaggio intorno a Mutanda è davvero incantevole, come solamente chilometri e chilometri di verde bush che copre le colline può essere. Sono stati pochi giorni, ma davvero piacevoli. Grazie Irene, grazie Albino, nel credere ogni giorno in quello che fate, anche quando costa fatica. Siete davvero grandi.