Grazie...

... a quelli che partono con la voglia di stare, a quelli che vivono il Vangelo prima di predicarlo,
a quelli che non smetteranno mai di sognare, a quelli che l'Amore è solo con la maiuscola,
a quelli che si accettano come sono, a quelli che piangono ad ogni partenza,
a quelli che Africa e Gioia si confondono ogni giorno, a quelli che vivono di emozioni,
a quelli che non smettono di camminare, a quelli che non si abbandonano mai,
a quelli che pregano, a quelli che sul piedistallo non ci vogliono stare, a quelli che Dio non è morto,
a quelli che si vive anche senza moda, a quelli che pensano con il cuore,
a quelli che non scelgono per comodità, a quelli che soffrono e poi ti guardano negli occhi più ricchi di prima,
...e anche a quelli che "Gianpi ci hai rotto con questi ringraziamenti"

Pensieri e parole in una serata di fine maggio

Accetto l’invito a cena in parrocchia, effettivamente è da un po’ che non condivido con loro.
Purtroppo tra una cosa e l’altra, tra cui i soliti che arrivano in ritardo, esco da casa con le prime gocce di pioggia che ultimamente mi fa compagnia durante la sera.
Le nuvole sono ancora lontane e non mi preoccupo molto: la parrocchia dista una ventina di minuti a piedi ma dovrei arrivare prima che faccia buio e inizi a piovere sul serio.
Sono più o meno a metà strada quandouna ragazza che sta camminando nella direzione opposta alla mia mi ferma chiedendomi informazioni.
Con il pensiero le rispondo (Scusa, ma ti sembro uno del posto? Cioè, siamo in Kenya, sono un bianco, che cosa mi domandi informazioni?…)
Fortunatamente il suo kiswahili è appena più raffinato del mio e riesco sia a capire che ha sbagliato matatu e deve raggiungere la casa dello zio, sia a risponderle che le mancano tipo quaranta minuti a piedi. La ragazza è vestita bene (e qui si vestono bene o per andare a messa o quando si mettono in viaggio) e sembra davvero spaesata. Sembra inizi a piangere quando mi chiede “E adesso, che cosa posso fare?”
(Pota, siamo in Africa: prendi e cammina) la mia mente inizia a tradurre questo pensiero quando inizia a piovigginare, diciamo, in maniera più consistente. (Ok, effettivamente inizia a piovere, è già buio, che la sua storia sia vera o meno, rimane il fatto che il tragitto non è dei migliori per una ragazza sola). Così tiro fuori trenta scellini e le dico “Ok (cazzarola), aspetta qui il matatu che va verso quella direzione”
Faccio per andarmene quando mi chiede con un tono da paura “Non puoi stare qui e aspettare il matatu con me?”
“(Tutti i casi sfigati me li becco io?) Mmm (abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno)Ok” e giù in quel momento una pioggia torrenziale, veniva giù a secchiate.
Sotto la pioggia e ormai al buoi, si gira e mi chiede “E adesso, che cosa facciamo?”.
“(Pota, prendiamo l’acqua. Che cosa vuoi fare!!) Non ti preoccupare, che tra poco passa un matatu”
Detto fatto… dopo dieci minuti di pioggia, arriva finalmente un matatu. La ragazza mi ringrazia e sale.
Bagnato fradicio, cammino verso la parrocchia. Non sono tanto distante, ma il cammino è sufficientemente lungo per rompermi le infradito, scaricare le batterie della torcia, scivolare in pieno in un fosso. Bella conclusione di serata, non c’è che dire.