Grazie...

... a quelli che partono con la voglia di stare, a quelli che vivono il Vangelo prima di predicarlo,
a quelli che non smetteranno mai di sognare, a quelli che l'Amore è solo con la maiuscola,
a quelli che si accettano come sono, a quelli che piangono ad ogni partenza,
a quelli che Africa e Gioia si confondono ogni giorno, a quelli che vivono di emozioni,
a quelli che non smettono di camminare, a quelli che non si abbandonano mai,
a quelli che pregano, a quelli che sul piedistallo non ci vogliono stare, a quelli che Dio non è morto,
a quelli che si vive anche senza moda, a quelli che pensano con il cuore,
a quelli che non scelgono per comodità, a quelli che soffrono e poi ti guardano negli occhi più ricchi di prima,
...e anche a quelli che "Gianpi ci hai rotto con questi ringraziamenti"

Come una testimonianza puo' essere cristiana?



Una questione alzata sul definire dei limiti nel percorso cristiano ha fatto nascere in me mille pensieri che, a dirla tutta, poco mi hanno fatto dormire. Tutti mi portavano senza via di fuga ad una sola domanda:

Cristiano, chi lo è?

Le risposte potrebbero riempire pagine e pagine, partendo dal dire che cristiano e’ ogni battezzato (e qui siamo dentro tutti) per arrivare anche a dire che solo i Santi sono veri cristiani (tra l’altro sono tutti morti da un pezzo, e quindi qui non rientra nessuno di noi).
Tra questi estremi ho provato a dare le mie risposte. Cristiano e’ chi prega, chi e’ umile, chi dona il proprio servizio, chi compie le pratiche religiose...
Ma nessuna risposta risultava essere completa e convincente. Cosi’ ho provato a deviare il flusso dei miei pensieri su un altra domanda:

Come giudicare un cristiano?

Non possiamo certo entrare nell’intimita’ della persona e pretendere di stimare, misurare e valutare la fede di un credente. Non possiamo dare, per cosi’ dire, un voto al rapporto che ha costruito con Dio.
Credo che possiamo solamente guardare il suo comportamento e la sua testimanianza e fermarci nell’osservare se questi sono cristiani o meno. Ma mai dovremmo superare questo limite.

Come una testimonianza puo’ essere cristiana?

La testimonianza cristiana filtra in ogni azione che la persona compie, in ogni suo atteggiamento, andando a pari passo con la sua etica nello scegliere sempre il bene del prossimo.
Nel costruire relazioni di condivisione.
Nell’accogliere i bisogni degli altri.
Nell’amare innanzitutto i propri nemici.
Nel pretendere giustizia per tutti.
Nel servire il povero.
Nello sposare la poverta’.
Nel coltivare ogni giorno la propria fede.
Nel contagiare gli altri con il Vangelo. Nel leggere il Vangelo per partire da quello. Nel leggerlo scegliendo di seguirlo.

Credo che questo atteggiamento passi prima di tutto dall’adempimento formale dei riti cristiani, che rappresentano la forma del cristiano, la forma che la comunita’ Chiesa si e’ data.
Parliamoci chiaro, andare a Messa significa ritrovarsi con la comunita’ per pregare insieme partendo dal Vangelo (e qui in Africa questo spirito sembra essere naturale).
Quindi se ogni cristiano deve partire dal Vangelo e deve fare comunita’ all’interno della Chiesa, credo proprio che adempiere ai riti religiosi rappresenti la base necessaria per una testimonianza cristiana.

Credo quindi che un organismo che non vuole essere solo di ispirazione cristiana ma che si vuole impegnare anche a fare testimonianza cristiana debba porre dei paletti formali lungo questo percorso.

Inoltre tengo aggiungere che credere in certi valori aiuti a mantenere la propria filosofia di organismo, anche in un eventuale ingrandimento, in una eventuale crescita.

Ma se si decide di dare dei limiti nel proprio percorso e di trasferire questi alla scelta di volontari, significhera’ che partiranno solamente volontari ritenuti cristiani? E i volontari giudicati non cristiani? Perche’ non dare la possibilita’ che lo diventino attraverso un’esperienza arricchente come puo’ essere quella di volontariato?

Cosi’ altre domande si sono aperte... e non credo che mi lascieranno dormire...